Di Stefano Tintori
Docente Accademia Italiana della Forza
Preparatore Atletico
Head Coach Bergamo Powerlifting
Laureato in Scienze Motorie (UNIMI)

 

Vorrei analizzare una testimonianza di Carlo Calabrese, atleta Elite di Powerlifting (Campione in carica della categoria -93kg Senior) con un passato da agonista nel lancio del martello.

 

“Ho iniziato a praticare atletica leggera (lancio del martello) all’età di 15 anni, mentre il lancio del giavellotto all’ età di 19; come risultati agonistici ho ottenuto 9 bronzi, 3 argenti e 1 oro ai campionati italiani nelle varie categorie di età e una convocazione in nazionale under 18.

RISULTATI PASSATI

 

Le mie miglior prestazioni nel lancio del martello sono state: 56.98m (4kg cat. U16), 67.89m (5kg cat. U18), 64.80m (6kg cat U20), 63.55m (7.260kg cat. Senior).

Ho deciso di abbandonare l’atletica leggera nel 2018 (a 24 anni) per vari infortuni tra cui uno strappo del pettorale sinistro e una tendinopatia acuta al tendine di Achille, ora sono ormai quasi 5 anni che non pratico più il lancio del martello, ma ogni anno per divertirmi e dare una mano alla mia società mi cimento in una gara.

RISULTATI ATTUALI

 

I risultati ottenuti questi anni senza effettuare allenamenti specifici, ma solo la programmazione di powerlifting, sono passati da una misura di 52.80 metri fatti nel 2018 (dove era meno di un anno che avevo smesso di allenarmi nei lanci, quindi sicuramente una buona componente di specificità ha pesato) ad una misura di 56.40 metri, ottenuta quest’ anno dopo quasi 5 anni di inattività (vecchio PB 63.55 metri ottenuto nel 2017), e quindi perdendo ulteriormente l’abilità specifica residua rispetto al 2018.

Cosa è successo in questi anni? Ho migliorato la tecnica di lancio? No, anzi è peggiorata, visto che più anni passano e più si vanno a perdere gli automatismi del gesto.
È migliorata la mia reattività? No la reattività dei piedi è peggiorata vista la totale assenza di esercizi specifici.

Semplicemente in questi anni ho lavorato con criterio sulla forza andando a migliorare tutti i vari parametri e soprattutto facendo lavori tecnici che mi hanno permesso di migliorare alcune attivazioni muscolari che prima non ero in grado di avere.

Anche non allenando direttamente la forza esplosiva, i parametri non sono peggiorati, questo vuol dire che tutto il lavoro con i pesi non mi ha “rallentato”, anzi. Con questo non voglio dire che il lavoro tecnico e di reattività non serva, anzi, è la base per il miglioramento, ma che il lavoro FATTO BENE con i pesi è altrettanto importante per migliorare le prestazioni.

METODOLOGIE UTILIZZATE

 

Negli anni precedenti al powerlifting, i miei allenamenti con i sovraccarichi erano principalmente composti da 3 sedute settimanali dove si alternavano movimenti della pesistica olimpica (strappo e slancio), squat, panche, pullover, mezzi squat, squat jump a esercizi di “forza speciale” cioè esercizi con delle caratteristiche simili al gesto di gara ma con sovraccarichi maggiori rispetto a quelli utilizzati in gara.

Per quanto riguarda la metodologia di allenamento, utilizzavo soprattutto nel periodo vicino alle competizioni, metodi a contrasto, cioè l’alternanza di un esercizio fondamentale come può essere lo squat con un mezzo squat Jump e una pliometria da un box alto 60-70cm. Mentre in off season si tendeva a utilizzare metodologie basate principalmente su piramidali.

Per quanto riguarda le esecuzioni, il focus era principalmente sullo sviluppare “SEMPRE” la maggior velocità e maggior esplosività possibile in tutti i movimenti con i sovraccarichi, andando molte volte così a bypassare la componente muscolare degli esercizi spostando il lavoro sulle articolazioni; un esempio lampante può essere quello di una panca effettuata con un tappetino sul petto e un rimbalzo su esso per cercare la massima velocità di uscita.

Purtroppo in molti sport sia individuali che di squadra l’allenamento con i pesi è visto ancora come un “non importa come, ma spingi il più velocemente possibile” senza avere un minimo controllo del carico e dell’ esecuzione.

Questo oltre a provocare un alto rischio di infortuni nell’atleta, va a togliere lavoro al muscolo, andando quindi contro l’obbiettivo che ci si era prefissati con il lavoro svolto con i sovraccarichi.”

 

CONSIDERAZIONI

 

Innanzitutto, è necessario contestualizzare il livello di forza e soprattutto di specializzazione di Carlo. 345,5kg di stacco da terra al peso di 93kg sono sicuramente una prestazione fuori dal comune e per arrivarci è stato necessario un lungo percorso sia di potenziamento condizionale ma soprattutto coordinativo. Perché la differenza tra passare da 301,5kg (della prima gara di stacco nel 2018) a 345,5kg (nella gara completa nel 2022) senza praticamente variare di peso corporeo significa aver costruito un’alzata più efficiente e di conseguenza più efficace, in grado di esprimere più cavalli a parità di cilindrata.

 

 

Grosso merito di questo exploit è sicuramente da attribuire al miglioramento nello squat, alzata per lui tutt’altro che semplice e nemmeno lontanamente intuitiva considerato il suo leveraggio sfavorevole. Eppure i kg sul bilanciere in GARA (perché i kg in palestra vanno bene giusto per Instagram) sono vertiginosamente saliti passando dai 230kg del 2018, per i 250kg del 2019, fino ad arrivare ai clamorosi 275kg del 2022, che su un telaio da anti-squat come il suo sono veramente tanti.

Uno squat tecnicamente molto particolare, con una stance insolita (a tratti estrema), che però il suo allenatore Giuseppe Gargiulo ha saputo gestire al meglio in termini di programmazione per fargli rispettare i tipici elementi di uno squat ottimale, ovvero linea di spinta e appoggio muscolare in buca.

Proprio questa continua ricerca di qualità del gesto ha permesso a Carlo di migliorare il suo squat e di conseguenza massimizzare anche il suo stacco, ma la cosa davvero interessante è il miglioramento ottenuto anche nel lancio del martello senza averlo minimamente praticato. Ciò è stato possibile grazie alla gestione degli angoli complessi del suo squat e del timing di spinta del suo stacco da terra, che ha avuto transfer diretto sull’espressione di forza generale, sia a livello di segnale neurale che di coordinazione intra/intermuscolare.

Questo è il motivo per cui nella preparazione atletica è estremamente importante fare pesi, ma è ancora più importante farli bene!

Altrimenti ha davvero più senso dedicarsi alla sola pratica del gesto specifico di gara piuttosto che cimentarsi in alzate improvvisate o che ancor peggio cerchino di replicare schemi motori utilizzati sul campo.

 

 

“Ma sono martellisti, mica possono essere tecnici come powerlifters”

 

Per assurdo lo devono essere ancora di più!

Questo perché se nell’agonismo del PL a volte, grazie a determinati leveraggi, ci si ritrova a ricercare una dinamica che tende a bypassare determinati punti dell’alzata proprio perché l’obiettivo finale è la performance in pedana in termini di kg sollevati, nella preparazione atletica una scelta simile non avrebbe alcun senso in quanto si andrebbe a penalizzare drasticamente il lavoro puramente muscolare.

Quindi non si tratta di fare powerlifting nella preparazione atletica, ma di fare squat, panca, stacco e muovere il bilanciere in generale in maniere corretta: il che è ben diverso!

Purtroppo Carlo è uno tra i tanti esempi di come ad oggi la preparazione atletica con i sovraccarichi di qualsiasi livello agonistico risulta essere ancora un becero tentativo di potenziamento somministrato ad atleti con un potenziale di crescita e miglioramento incredibile, ma condannati a risultati mediocri/fallimentari per mancanza di coerenza tecnica e solidità di insegnamento nelle alzate fatte in palestra.

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I Pesi nella Preparazione Atletica