Vogliamo proporre una raccolta di trucchi per avvicinarsi al meglio al sollevamento pesi. Non sono assunti tecnici, ma una sorta di guida turistica di eventi che difficilmente apprenderete da autodidatti.
Lo stacco, ovvero la prima fase della tirata, se fatto LENTAMENTE, prepara al meglio alla successiva fase di tirata vera e propria da sopra al ginocchio.
Non staccare brutalmente il carico da terra vi permetterà di guidare meglio il bilanciere nella corretta traiettoria e a vincere l’inerzia iniziale del carico.
La fisica ci insegna che è molto più facile accelerare un carico quando questo è in movimento. Mettete in movimento il peso e poi acceleratelo quando serve. E’ come dover spingere una macchina. Per farlo vi ci accostate lentamente e gradualmente spingete per vincerne l’inerzia iniziale, o ci correte contro alla massima velocità?
Provare per credere.
Faccio una considerazione per evitare che qualcuno si faccia trarre in inganno dalla parola “lento”.
Staccare “lento” è semplicemente in contrapposizione ad uno stacco “strappato” da terra. Questi 2 video possono aiutare a comprendere meglio:
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Ig0nnfr7yBs
http://www.youtube.com/watch?v=uztt_5HvOFI&feature=player_embedded
La ragazza nel primo video strappa, quasi strattonando, il bilanciere da terra alla massima velocità e si ritrova bloccata in chiusura, anche se poi riesce a chiudere l’alzata. L’atleta del secondo video è molto più fluido, stacca “lento” (che però, appunto, è un lento RELATIVO) e poi da la massima accelerazione possibile, non essendosi bruciato totalmente nella fase iniziale.
La partenza “lenta” inoltre permette di settarsi nel modo migliore e di “spendere fluidità” nell’alzata, cioè di imprimere la maggior forza per un lasso di tempo maggiore. La ragazza nel primo video invece per strappare il bilanciere si ritrova già a metà con un deficit di forza e già dall’inizio è mal settata per cercare di “strappare” e non di tirare nel modo migliore.
La fisica ci insegna che è molto più facile accelerare un carico quando questo è in movimento. Mettete in movimento il peso e poi acceleratelo quando serve. E’ come dover spingere una macchina. Per farlo vi ci accostate lentamente e gradualmente spingete per vincerne l’inerzia iniziale, o ci correte contro alla massima velocità?
Questo pezzo è falso, l’accellerazione che un corpo ha in seguito all’ applicazione di una forza è uguale al valore della forza diviso la sua inerzia.
L’esempio della macchina è fuori contesto, per il teorema dell’impulso la variazione della quantità di moto di un corpo è proporzionale all’ integrale della forza sul tempo di applicazione della stessa, quando vai a sbattere contro la macchina il tempo di contatto è troppo breve rispetto alla forza che si genera nell’impatto.
Quando si cercano risposte a domande che riguardano il corpo umano penso sia meglio rivolgersi prima all’ anatomia, il perchè sia più semplice spingere un corpo già in moto può essere legato al meccanismo di generazione della forza nel muscolo ma non sarei in grado di approfondire.
In oltre la considerazione sul fatto che una fase iniziale controllata permetta un ottimizazione delle fasi successive mi sembra più che sufficente per giustificare lo spingere in maniera controllata.
Dai credo che il pezzo funzioni se al posto de “La fisica” ci metti “il buon senso”.
A volte in effetti si fa un appello generico alla scienza o all’approccio scientifico al fitness che effettivamente rischia di far sembrare il discorso tanto scientifico quanto un intervento di Cecchi Paone.
(poi magari è anche una questione di fisica, solo che in un pocket non c’è spazio per un’analisi alla Paolo)
Infatti non contesto il senso di tutto lo scritto solo la frase finale che per altro non è fondamentale =)
Mi dispiace solo che spesso si parli di fisica o scienza in generale senza sforzarsi di apprenderne il linguaggio e il rigore, nulla di drammatico solo un pò fastidioso.
Ciao Ermenegildo, prima di tutto sono sicuro che l’autore di questo POCKET che è quantomeno preparatissimo ti saprà rispondere perfettamente.
Di certo mi viene da dire che la frase: la fisica ci insegna ci può stare. Alla fine se non sbaglio era Newton che insegnava che un corpo tende a mantenere il suo stato di quiete o di moto all’interno dello spazio, o qualcosa del genere.
Insomma direi che ci sta. E con un tono ancora più paternalistico dico: sono 15 anni e più che ci ciucciamo come scientifiche delle teorie spaventosamente fasulle e mal interpretate, dalla teoria della supercompensazione all’antropologia più smaccatemente da parrucchiera.
Insomma, capisco il tuo commento e come bene sottolinei che non sia importante, però davvero mi sembra non importante, passami il doppione.
Intanto mi fa molto piacere che tu sia passato anche di qua.
I motivi per cui nella fase iniziale, sia nella girata che nello strappo, si esegue la prima fase di stacco (a cui solo dopo succederanno la tirata e la fase aerea che porterà all’incasto) in maniera controllata sono essenzialmente due: uno è per ottimizzare la coordinazione nelle fasi successive e l’altro è per risparmiare l’energia che servirà sempre nelle fasi successive. Infatti i meccanismi che si mettono in gioco nel weighlifting sono infinitamente più complessi di quelli messi in gioco nel solo stacco in stile powerlifting. Il peso minore sollevato in uno strappo o in uno slancio non deve trarre in inganno, i due gesti richiedono simultaneamente l’utilizzo di molte doti per estrinsecare le quali serve coordinazione, mobilità articolare ai limiti del possibile, variazione di velocità nelle varie fasi, equilibrio, capacità di tenere il peso incastrato e insieme doti massimali di forza veloce, isometrica….Un caro saluto a tutti.
il pocket vuole semplicemente fare capire che non bisogna ricercare esplosività nella prima fase ma nell’ultima. Superato il ginocchio.
Tipicamente chi è fortino di stacco ma scarso negli OLs cercherà di accelerare al massimo il bilanciere gia all’inizio, e questo gli farà girare anche più peso. ma non gli permettera mai di imparare correttamente gli OLs.
L’esempio della macchina per me è azzeccatisimo perchè rende bene l’idea.
@Alessio: grazie per l’appunto Ale, hai colto perfettamente il senso del non strappare il carico da terra.
Unica cosa per i video da te postati; il pocket vuole riferirsi agli esercizi della pesistica olimpica in cui lo stacco “lento” si nota maggiormente rispetto alla velocità del resto dell’alzata. In quanto è una fase in cui ci si “prepara” a lanciare in aria il carico; la componente velocità è quindi maggiormente chiamata in causa. Purtroppo non sono così esperto di Powerlifting e non so se anche per voi il discorso regge con la stessa importanza perché so che i movimenti, lo stacco classico del PL e la fase di stacco degli esercizi del WL, differiscono per traiettoria dell’alzata e “l’approccio” al sollevamento è diverso. Chiedo a te che sono curioso.
Per una marcata differenza:
http://www.youtube.com/watch?NR=1&feature=endscreen&v=shwIfnqUEf0
lasciando stare chi è il soggetto da notare è la differenza di velocità tra terra-ginocchio e ginocchio-inguine; nella seconda ripetizione si vede ancora di più.
@Ermenegildo: ti ringrazio intanto dell’appunto, chiarissimo e sicuramente costruttivo.
E’ con commenti come il tuo che nasce la vera voglia di confrontarsi in modo costruttivo.
Per cercare di risponderti al meglio:
Citando Newton l’inerzia di un corpo (o “vis insita”, nome che rende maggiormente il significato) nel nostro caso il bilanciere, è la proprietà che determina l’opposizione alle variazioni dello stato di moto del corpo. Indica quindi la tendenza del corpo ad opporsi al movimento e, generalizzando, la resistenza dello stesso alla variazione di una qualche grandezza nel tempo; nel nostro caso l’accelerazione (nel pocket si parla di “facilità” di approccio all’alzata).
Tu giustamente dici come: “l’accellerazione che un corpo ha in seguito all’ applicazione di una forza è uguale al valore della forza diviso la sua inerzia”.
Va da sé che a parità di forza minore è l’inerzia maggiore è l’accelerazione del corpo.
Ora, l’inerzia di un corpo è quantificata dalla sua massa inerziale.
Per definizione newtoniana, quindi relativa a una proprietà intrinseca della materia, la massa inerziale (mi) di un corpo viene definita come “quantità di materia” legata al rapporto tra la forza applicata (F) e l’accelerazione subita (a). Da cui: Mi=F/a
A parità di forza applicata quindi, maggiore è l’accelerazione minore è la massa inerziale del corpo, che è proporzionale all’inerzia stessa e quindi alla tendenza di questo a muoversi. Da qui il concetto, espresso con semplicità nel Pocket, del mettere in moto il carico prima di potergli imprimere la massima velocità.
Per interesse ti linko un articolo free source di Masreliez del 2006 che propone come il fenomeno di inerzia di un corpo possa essere spiegato e modificato in conseguenza dell’ accelerazione agente sul corpo:
http://redshift.vif.com/JournalFiles/V13NO1PDF/V13N1MAS.pdf
Quindi sinceramente non capisco il tuo: “questo pezzo è falso”.
O per lo meno a cosa è riferito visto che io e te parliamo dello stesso fenomeno. E “la fisica ci insegna” non è quindi messo a caso.
Non volevo comunque essere per te “fastidioso”. Ti chiedo scusa a riguardo.
Devi però concedermi il fatto che la frase:
“E’ come dover spingere una macchina. Per farlo vi ci accostate lentamente e gradualmente spingete per vincerne l’inerzia iniziale, o ci correte contro alla massima velocità?”
rende l’idea che il pocket vuole esprimere; ovvero del non strappare il carico da terra. E proprio sulla base del teorema dell’impulso l’esempio calza bene! Ti chiedo però per un attimo di lasciare perdere il concetto espresso da te del “teorema dell’impulso” (che non è solo riferito al caso di applicazione di una forza costante e agli urti? quindi per lo studio delle forza impulsive? In tal caso l’intervento regge solo nel caso del “correre contro la macchina”. Ti chiedo Ermenegildo perché non lo conosco bene) e di concentrarti sul RENDERE L’IDEA.
Un pocket in così poche righe, a mio parere, non può fare altro.
Non so se pratichi sollevamento pesi, ma spero che il concetto sia per te passato senza tirare in mezzo “troppa” fisica.
E anche fosse, la metafora regge perché spiega come strappando il carico da terra, non si ha sufficiente tempo per generare tutta la forza di cui si è capaci; collegandomi quindi a cercare risposte a domande che riguardano il corpo umano, rivolgendosi all’anatomia come tu dici, o meglio alla fisiologia, ti invito a leggere l’articolo di Ado sull’ESD. Centra molto il concetto!
@Ado: Grazie per l’ accoglienza, penso che la frase risulterebbe più corretta se al posto di fisica si scrivesse biologia o anatomia o fisiologia, in fin dei conti la forza generata dai muscoli ha una fortissima dipendenza da quello che gli dice il cervello e quindi la capacità di generare forza in poco tempo è strettamente legato alle tempistiche del cervello oltre che al tempo impiegato dal muscolo a contrarsi.
@Gianluca pisano: L’ esempio della macchina rende bene l’idea ma hanno una spiegazione diversa: quando spingi la macchina piano sono i tuoi muscoli ad accellerarla, quando ci vai a sbattere contro, c’è una forza che ti fà rallentare, questa forza è prodotta dalla deformazione della macchina (non ne sono sicurissimo questa roba per ora l’abbiamo appena accenata), a questa forza ne corrisponde una uguale e contraria prodotta dalla deformazione del tuo corpo che spinge la macchina, la maggior parte degli urti avviene in un lasso di tempo troppo corto rispetto ai tempi di reazione della muscolatura, quando ti lanci contro la macchina la forza non è quella dei tuoi muscoli ma è legata alla tua massa e alla tua velocità prima dell’ impatto.
Tutto questo sproloquio per dire che l’esempio rende l’ idea ma i due fenomeni sono diversi, la cosa in comune sono i tempi di reazione del cervello e la seguente velocità di contrazione muscolare.
Tornando a parlare dell’ articolo da punto di vista dei contenuti, se no mi linciate e a buon ragione ; ), se invece dell’ alzata completa si esegue quella dal ginocchio succende nulla di simile?
La cosa è legata strettamente al passaggio al ginocchio o è più legata all’ inizo del movimento fosse anche la seconda fase dello slancio?
scusa non avevo visto la tua risposta quando ho scritto il messaggio, dal punto di vista del rendere l’ idea sono perfettamente d’accardo.
Forse sono io che ho capito male la frase “La fisica ci insegna che è molto più facile accelerare un carico quando questo è in movimento”, io l’avevo intesa come imprimere accelerazione a un corpo già in moto richiede a parità di accelerazione ottenuta una minor forza applicata rispetto a partire con un corpo fermo, che mi suonava sbagliato.
Scusa per il tono usato, a volte è facile dimenticarsi del fatto che ci siano persone dietro a quello che si legge su internet.
Il teorema dell’ impulso si ottiene integrando l’ equazione F=dP/dt sul tempo, è molto usata per lo studio degli urti perchè permette di quantificare le forze in gioco usando parametri più facili da misurare come le variazioni di quantità di moto prima e dopo l’ urto e il tempo dell’ urto, non permette di costruire un funzione che modellizzi la forza durante l’ urto ma permette di avere una forza media durante l’ urto.
Si, direi che vale sicuramente anche per il powerlifting, infatti senza fare troppo caso alla parola “sollevamento pesi” credevo si parlasse di powerlifting invece che di WL.
In IPF lo “strappo” si vede giusto in alcuni stacchisti regular, se guardi invece la maggioranza che fa sumo vedi che tirano partendo cercando di non strappare e di scaricare la massima energia dai piedi al terreno.
In un articolo di Tsatsouline (che però non è un trainer di PL) si dice più volte che “strappare” permette di arrivare con una buona velocità e potenza fino al ginocchio, poi il peso si blocca e ti ritrovi -nel caso- avvantaggiato solo con un gioco di leve perché ti esaurisci troppo presto.
Questo perché (parlando di fisiologia e non di fisica, così niente casini su leggi e calcoli che un pò non capisco e un pò mi rifiuto di capire, altrimenti non farei giurisprudenza) le unità motorie iniziano il processo di reclutamento ad una altissima frequenza, che in seguito decade rapidamente.
Senza vena di polemica perchè si evince che siete tutti appassionati, a me vengono i brividi quando leggo certe cose che generano solo confusione. Senza entrare specificamente nel merito dell’articoletto e dei vari commenti; da vecchio pesista ed ex arbitro e dirigente della F.I.P/L vorrei sottolineare e fare chiarezza su alcuni aspetti.
E’ sbagliato parlare di certi argomenti in poche righe perchè su certi argomenti sono stati scritti libri ed è quindi impossibile dire o insegnare come si fa o come non si fa una certa cosa.
Già il titolo (Il sollevamento olimpico in pillole – Lo stacco lento) è un eresia, io ho capito chiaramente la bontà dell’autore di cogliere uno spunto dalla fase di una tecnica di una disciplina (il weighlifting) per mutuarla nella programmazione dello stacco; ma ho colto, perdonatemi se sbaglio, una confusione nei termini tecnici per cui deduco che l’autore non conosce il weighliftig e propabilmente è un novizio anche nel powerlifting.
Mi spiego: 1) stacco lento non esiste, 2) lo stacco può essere inteso come prima fase di un esercizio (strappo o slancio non fa differenza) ma non va confuso con la tirata che è un altra cosa, 3) non si fa cenno sui motivi metabolici del perchè di una azione 4) è didatticamente sbagliato far passare il concetto che la pesistica si possa spiegare in pillole perchè questo genera ed ha generato molti equivoci.
Non entro nel merito dei discorsi sulla fisica perchè è un aspetto della disciplina complesso e viene dopo le osservazioni fatte che ritengo fondamentali, mi rattrista però che molti non avevano neanche capito che si parlava di weighlifting e hanno accentrato la loro attenzione sulla fisica denotando una conoscenza della stessa ma ignorando cosa è la pesistica in generale sotto altri aspetti.
Scusate lo sfogo ma dopo una vita spesa onestamente sulla pedana mi sento in dovere di bacchettarvi per il bene del powerlifting e della F.I.P/L.
Penso che quando non abbiamo nulla di veramente nuovo da dire è meglio tacere.
A molti giovani amici dico questo: se la ricerca si ferma il mondo si cristallizza e non può esserci progresso, ben venga il contraddittorio e la cultura facendo attenzione a non dimenticare la storia.
Pensate forse che tutto quello che è stato studiato, analizzato, sperimentato nel campo della pesistica sia sbagliato? Io penso di no e penso che il 99% della disciplina sia stato svelato già da tanti anni.
E’ su quell’1% che bisogna lavorare, solo che quell’1% è costituito da infinite variabili e ci si potrà quindi lavorare all’infinito, questo è difficile ma va fatto, incentrare ricerche e dibattiti sterili sulla demolizione dei capi saldi della pesistica è assurdo (come spesso capita di leggere sui media).
Purtroppo questo viene volgarmente fatto da molti, e ritengo che dobbiamo lanciare un grido di allarme.
Scusate se forse posso apparire duro o tagliente nell’analisi, con questo voglio solo spronare tutti verso ricerca ed aggiornamento ma di qualità, leggetevi i vecchi studi sovietici e li troverete molte risposte e prenderete spunto per porvi interrogativi e andare avanti autonomamente nella ricerca e nella soluzione dei problemi.
Fatemi leggere qualcosa di buono e prometto che non posterò più nulla.
Con affetto.
Ciao Paolo, quando avremmo “ricerche e dibattiti sterili sulla demolizione dei capi saldi della pesistica”? Quello dello stacco “lento” è un concetto di cui parlano anche gli stessi tecnici sovietici, non vogliamo sostituirci a nessuno, né sorpassare, semplicemente riportare.
Che poi non avessi capito che si parlava di WL poco conta, considerando che il concetto è valido anche per lo stacco da terra del powerlifting, ma capire male è stato un mio errore, direi che già dall’immagine si nota più che chiaramente di che ambito si stia parlando.
Il voler far passare delle “pillole” è semplicemente un modo per far guardare le cose sotto un’altra ottica, non ci vedo nulla di male, nessuno vuole insegnare a fare un’alzata olimpica attraverso uno schermo, così come è ovvio che un pocket di qualche riga non sia sufficiente a far passare un concetto importante come questo, ma secondo me è più sufficiente a far capire, al massimo, cosa non si deve fare, che è già qualcosa. Avevo ben chiaro il concetto, sarò di parte, ma più che quel che devo fare io ho letto cosa non devo fare. Dubito che l’intento di Federico fosse quello”di cogliere uno spunto dalla fase di una tecnica di una disciplina (il weighlifting) per mutuarla nella programmazione dello stacco”, non facciamo le cose più grandi di quello che non siano, né vediamo cose dove non ci sono. E’ un semplice riportare un concetto, perché vederci altro?
Che lo stacco “lento” non esiste è stato detto, così come poi nel primo commento ho cercato subito di far notare, ulteriormente, come si parli di lento RELATIVO per non far andare nessuno in confusione, sempre specificando che non significa altro che una cosa: non strappare.
“Penso che quando non abbiamo nulla di veramente nuovo da dire è meglio tacere.”
Questo concetto, parere personalmente, è di una tristezza infinita. Dovremmo radicarci nella nostra fortezza della solitudine armati di libri (cosa che comunque facciamo) e parlare solo quando avremo trovato una novità del settore? Visto il livello di cultura del sollevamento che c’è in Italia (ma anche all’estero, specifico per non scivolare nei soliti discorsi banali) perché non condividere al gran pubblico quanto già, magari in certi ambiti, già si sa? C’è un mondo di persone interessate a concetti che non sono “veramente nuovi”, perché non scriverli e renderli conosciuti?
Senza considerare che questo “Pensate forse che tutto quello che è stato studiato, analizzato, sperimentato nel campo della pesistica sia sbagliato?” nessuno lo ha detto, sono parole che ci metti in bocca tu. Nessuno qui si è voluto porre con arroganza sull’argomento, quello che facciamo è ricerca, condivisione di quanto si sa e approfondimento. Considerando che tutti gli altri “guru”, quelli che sembrano scomodarsi a rispondere, si tengono ben stretta la loro conoscenza, credo che quello che stiamo facendo sia arrogante.
La frase finale voleva essere:
Considerando che tutti gli altri “guru”, quelli che sembrano scomodarsi a rispondere, si tengono ben stretta la loro conoscenza, credo che quello che stiamo facendo sia TUTT’ALTRO CHE arrogante.
Petrongari, la fase di stacco nelle alzate olimpiche, che senz’altro l’autore dell’articolo conosce meglio di te è contemplata LENTA praticamente da tutta la didattica di base di questo sport.
Non credo che il bene della FIPL sia correggere (erroneamente) un commento scritto da un ragazzo che non gareggia nemmeno nella FIPL, e che ha imparato questi piccoli spunti dai suoi maestri che sono tra i più importanti tecnici nazionali della pesistica olimpica.
Questo è il primo sito in Italia dove si analizza quello che appunto è stato studiato per decenni nella pesistica. Perchè mai dovremmo pensare che sia sbagliato? Però le cose occorre conoscerle, perchè davvero questo articolo può essere semplice, minimale, però non nega nulla di quello che ho letto da i grandissimi tecnici della storia. Però se nemmeno si sa che la prima fase nelle olimpiche, cioè quella di stacco, è controllata: slow faster fastest (questo il passaggio tecnico) beh non capisco la necessità di commentare. Le critiche sono ben accolte, c’è gente che ha adorato il sito e gente (pochi) che ci hanno dato degli stronzi. Benissimo, però devono avere un senso, una logica. Io sinceramente, che l’argomento un pelino lo mastico, non l’ho capita.
Scusatemi di nuovo, non volevo e non voglio minimamente offendere nessuno, se qualcuno si è sentito offeso lo prego di credere che il mio intento non era, non è e non sarà mai volto all’offesa.
Voglio provare a spiegarmi meglio: il mio era un intervento, giusto o sbagliato che sia, inteso a sottolineare che quando si scrive è meglio chiarire bene ogni concetto e ogni parola perchè non tutti possono capire nella maniera giusta la bontà di quello che uno ha chiaro nella propria mente. Stop.
Al signor Ermenegildo dico che se rilegge bene quello che ho scritto può notare bene come nella seconda parte del mio intervento le mie osservazioni siano rivolte a tutto il sistema mediatico che si interessa di pesistica: giornali, siti web, forum, enti di promozione sportiva, federazioni, associazioni etc.
A Gruzza dico invece di fare attenzione: ribadisco che non ho offeso nessuno e non faccio parte di chi ha detto che è uno stronzo chi scrive sul sito, anzi se ho approfittato dello spazio significa che stimo l’iniziativa aldilà di altre considerazioni che potrei esternare ma evito.
Caro Gruzza quello che dici e scrivi non è vero solo perchè ti sei messo seduto su una cattedra, con quale titolo? Come ti permetti di dire che una persona è più preparata di un’altra? Io ho 46 anni, sono anche tecnico di “pesistica olimpica” e prima ancora ho avuto trascorsi come atleta nella stessa disciplina.
Il mio primo viaggio sportivo in Europa l’ho fatto nel 1988 in Lettonia quando questa faceva ancora parte dell’Unione Sovietica.
Ma queste sone cose personali e già ho parlato troppo, mai ho detto o preteso di essere il primo della classe o di insegnare qualcosa a qualcuno, ma sempre sono stato gentile e disponibile con chi mi ha chiesto qualcosa.
Non voglio essere arrogante e dire che forse sei tu ad essere meno preparato di me perchè sono più anziano e devo usare il buon senso per rispetto delle persone che fanno parte della federazione a molte delle quali voglio bene e con cui ho condiviso la crescita della F.I.P/L quando tu ancora giocavi con i soldatini di piombo.
Comunque se hai piacere di parlare e di conoscere chi sono veramente ti anticipo che sarò a Ferrara per lo stacco.
Pago da bere a te e agli amici che sono intervenuti con i post okay? Se non basta puoi sempre sfidarmi, accetto tutto: strappo, slancio, squat, panca e stacco in successione, l’importante è chiuderla con le polemiche e convivere nel rispetto.
Poi si possono anche avere opinioni diverse, comunque vi garantisco che non interverrò più sui vostri o altri spazi onde evitare equivoci, polemiche o maldicenze.
Scusate di nuovo ho citato Ermenegildo ma volevo dire Alessio Ferlito.
Rileggendomi comunque mi sono reso conto di non aver chiarito bene alcuni concetti che andrebbero meglio sviscerati.
Purtroppo il web è spietato, scrivi, sbagli o dimentichi una parola o una riga e la frittata e fatta, per questo occorre fare attenzione.
Dai conosciamoci di persona a qualche gara futura e chiudiamola quì.
Ciao.
Paolo, lungi da me far polemica, ma se il tuo ‘intento voleva essere di di non passare per arrogante non è che tu ci sia riuscito benissimo. Se volevi dire qualcosa di costruttivo avresti potuto farlo senza stare a tirar fuori certe cose.
“Se non basta puoi sempre sfidarmi, accetto tutto: strappo, slancio, squat, panca e stacco in successione, l’importante è chiuderla con le polemiche e convivere nel rispetto.” Cosa facciamo, gara a chi ce l’ha più lungo? Notevole, ma che razza di confronto è questo? Tutto è appena sceso ad una tristissima spacconata da bar. Della serie “uh, quello è grosso e ha ragione”. Fiumi di scienza e di decennale esperienza con i pesi.
Concordo con Ado quando dice che “Questo è il primo sito in Italia dove si analizza quello che appunto è stato studiato per decenni nella pesistica”, sei tu ad aver detto che il nostro intento è quello di ergersi a critici dei capisaldi della pesistica. Quando mai abbiamo detto una cosa simile? Mai sentito la frase “siamo nani sulle spalle dei giganti”? Tutti ci danno dei giganti, ma noi non ci siamo posti così. Sicuramente noto che molte polemiche nascono perchè si toccano dei nervi scoperti, tipo l’articolo sul bodybuilding.
Già che siamo in ambito citazioni: “Chi rompe una cosa per sapere com’è fatta, ha abbandonato le vie della saggezza” dice Tolkien.
Avrei capito la sola critica al fatto che non si possono far passare con facilità concetti importanti in poche righe (anche se a volte è semplicemente lanciare un sasso per smuovere le acque), avrei capito se si fosse criticato il concetto per dire la propria versione (c’è stata la critica, ma non il perché, s’è solo detto cosa non si è detto), ma tutto ciò che ho letto è stato un attacco gratutio e generico, sia all’autore dell’articolo, sia all’idea in sé di ciò che facciamo.
Magari è solo colpa del parlare attraverso uno schermo, c’è sempre tempo per dare un’altra impressione delle proprie intenzioni.
Paolo, non te ne sei accorto ma lo hai detto.
Il primo intervento fatto su questo sito fu per dire che l’articolo sulla Germania dell’Est (che credevi fosse di Sandro Rossi) era sostanzialmente banale. Vabbeh.
Qua intervieni per dire che ‘ti vengono i brividi a leggere certe cose’ dici all’autore (che anche stavolta credi sia io invece è un altro) che è meglio tacere e che sta negando quello che dicono i maestri della pesistica olimpica.
Non so, poi siamo noi gli arroganti? Non mi è parso un intervento costruttivo. Poi fai tu.
Da che titolo dico che il tizio che ha scritto è più preparato di te? Dal fatto che sono le indicazioni tecniche ricevute da Bruno Toninel, maestro di pesistica nazionale, commissario tecnico a Pechino. Insomma, sono sufficientemente convinto che ne sappia più di te.
Anche se riconosco che ho usato un tono sbagliato per dirlo, qui (rileggi i post) in cattedra ci sei salito solo tu, per catechizzare chi ha scritto l’articolo.
Intervieni mille volte però stai attento al tono perchè come ti offendi tu, dall’altra parte chi legge non è scemo, e il tono di aggressione lo percepisce benissimo. Non c’è nessun rancore ne fastidio, solo non è il tuo primo post di SFIDA da parte tua, per altro pretestuosa.
Se è internet che deforma i toni mi spiace. Proprio perchè sei dell’FIPL e proprio perchè di persona abbiamo parlato piacevolmente più volte non capisco (o forse si) questi modi. Che spero siano solo un incomprensione.
Se sono sembrato arrogante ho sbagliato qualcosa senza ombra di dubbio, ma aldilà di tutto mi auguro che abbiate almeno percepito che il mio unico intento era quello di dare un contributo.
Per quanto riguarda la sfida è una goliardata, si vive anche di questo.
Ammetto che l’altro articolo pensavo fosse stato scritto da Rossi, ma cosa centra? Cosa avevo detto di polemico? Con Rossi aldilà di qualche piccola incomprensione c’è sempre stata stima, rispetto e simpatia, mi ero risentito solo perchè il mio post non era visibile sul P.C. e sbagliando avevo creduto di essere stato censurato, ma ho chiesto scusa a Sandro con il quale ci siamo sentiti telefonicamente.
Per quanto riguarda questo articolo ti confesso che non so di chi è la paternità, quando ho fatto riferimento a te mi riferivo al fatto che mi ha dato fastidio sentire dire tizio è più preparato di caio da parte tua.
Ad esempio tu solo adesso citi Toninel e di fronte a tale personaggio mi tolgo il cappello, ma non perchè uno ha preso insegnamenti da lui deve necessariamente essere bravo (ovviamente questo vale per tutti, me compreso) ma non volevo dire che l’autore non lo è, semplicemente volevo dire qualcosa di diverso ma non ci sono riuscito.
Il punto non è questo, ripeto, io volevo dire altro e non intendevo offendere nessuno, evidentemente non ci sono riuscito e mi dispiace.
Rivolgendomi in particolare a Gruzza dico: Ado assolutissimamente non scrivo post di sfida e non nutro alcun astio o altro sentimento negativo nei tuoi confronti, semplicemente ho una visione diversa dalla tua, forse voglio essere perfezionista e invece di dire ok al 99% va tutto bene mi concentro sull’1% che non mi soddisfa.
Però se anche uno dice un qualcosa che può non essere condiviso non è che dobbiamo pensare sempre a male, fa parte della vita confrontarsi.
Poi a volte si sbagliano i modi, l’unica sfida è quella goliardica di cui sopra ed era rivolta a te con la speranza che leggendo tu avessi sorriso e detto a Pa, sei proprio un… STOP.
Veramente, scusate se vi siete sentiti offesi, vi giuro che nel dubbio di essere frainteso non commenterò più niente, ma niente rancori o pensieri sbagliati.
Scusate l’assenza e le mie risposte che tardano ad arrivare.
Paolo mi spiace che da un tuo post forse mal compreso siano nati solo malintesi, e che si sia persa la costruttività della discussione.
Ado e Alessio ti hanno già risposto al meglio, e io non ho altro da aggiungere; anche perché vorrei tornare a parlare di sollevamento pesi.
AIF vuole davvero fare la differenze nel panorama italiano portando qualità, non cazzate; e soprattutto l’intento non è creare una dittatura dove i “guru” parlano e gli utenti tacciono. Quindi a mio avviso, il tuo: “vi giuro che nel dubbio di essere frainteso non commenterò più niente” è una cavolata che non ha fondamento, qui, per essere portata avanti.
Commenta eccome invece, abbi solo la pazienza di non criticare a priori, e gonfiando il petto, chi scrive o partecipa senza conoscerlo.
Io pratico sollevamento pesi alla Bentegodi di Verona, e ti assicuro che da più di 100 anni nel MIO ambiente si parla di stacco “lento”.
TUTTI, da chi è andato alle olimpiadi, da chi è campione italiano, a chi si allena da una vita e che allena da altrettanto tempo… conoscono il termine.
I miei colleghi ti hanno portato esempi di come il termine sia molto usato anche all’estero, io te ne parlo invece a livello Italiano.
Non è assolutamente citato a sproposito, anzi. E’ un lessico USATISSIMO che rende l’idea al meglio, che mi è stata trasmessa, che io porterò avanti.
Mi fermo qua.
Ringrazio intanto Alessio per la precisazione a livello di Powerlifting; sono contento che questi mondi in fondo si assomiglino in tante sfumature.
Ermenegildo grazie per le due righe sul teorema dell’impulso; in realtà è estremamente affascinante correlarlo alla generazione IMPULSIVA di forza.
Di cui Ado è stato forse il primo in Italia a parlarne. L’alzata come EVENTO che deriva da un espressione della forza come impulso.
Il teorema studia ovviamente gli urti che hanno “intensità” estremamente più alta della forza che un essere umano può estrinsecare, si parla a livello dell’urto tra bigie o di esplosioni. Però il concetto di FORZA IMPULSIVA, ovvero una forza che agisce in un lasso di tempo molto breve, regge!
Citando Newton:
“the exercise of the force may be considered both as resistance and IMPULSE; it is resistance, in so far as the body, for maintaining its present state, withstands the force impressed; it is impulse, in so far as the body, by not easily giving way to the impressed force of another, endeavors, to change the state of that another”.
Paolo, penso ci siamo chiariti.
Fammi una cortesia personale: rileggiti il post qui sopra di Federico, mi sembra eccellente. Anche perchè scritto da un vent’enne. Io sono contentissimo quando vedo dei giovanissimi davvero bravi.
Un caro saluto.
Va bene ho letto e compreso lo spirito con cui avete espresso i concetti trattati, non ho mai avuto dubbi sulla passione e i sacrifici che fate per scrivere, aggiornarvi organizzare corsi etc.
Mi dispiace dei malintesi perchè in sintesi volevo solo puntualizzare delle cose sull’argomento e il punto focale non era la negazione dell’esistenza dello stacco lento ma uno sprone ad approfondire certi concetti e fare chiarezza sulle terminologie in modo da comprendersi meglio.
Spesso mi è capitato di leggere cose sbagliate per cui ho pensato: come A.I.F. è giusto dare un prodotto di qualità e distinguersi.
Comunque bene così ragazzi, sono contento dell’attenzione che dimostrate alla pesistica (con questo termine io intendo tutte le attività di forza dove si utilizzano sovraccarichi) e la coerenza con cui perseguite questo fine.
Grazie
Effettivamente penso che il concetto di applicare l’ impulso al bilancere sia molto interessante e appropriato quando si parla di sollevamento pesi, e sia più interessante di concetti quali energia cinetica e potenza, che sono rappresentazioni istantane del bilancere, è un pò come guardare l’alzata foto per foto (energia cinetica/potenza) o in un video(impulso), anche perchè l’ impulso tiene conto, in maniera esplicita, di come sia fatta la forza che essendo prodotta da un sistema complesso come il corpo umano ha delle dipendenze piuttosto complicate di cui è necessario tener conto per ottimizare l’alzata.
Forse quello del video e delle foto non è il massimo come esempio perchè si pò esprimere l’ energia cinetica o la potenza in maniera che tengano conto dell’ evoluzione temporale dell’ alzata però mi sembra meno chiara come rappresentazione, non ho provato ho solo pensato a come si potrebbe fare quindi è possibile che venga meglio con l’energia cinetica che con l’ impulso bisognerebbe provare…
Ottimo commento Ermenegildo. Le prime righe mi hanno entusiasmato perché c’entrano con eleganza tecnica il concetto; non sono nessuno ma mi sento di dirti… bravo.
In effetti il video di klokov non rende l’idea a chi ha l’occhio “povero” di alzate olimpiche; NON è affatto un offesa.
Dai un occhio a questi seguenti:
Nota la capacità di imprimere questo stramaledetto impulso, sia al bilanciere, che al corpo stesso che letteralmente schizza sotto al carico (concetto che non va dimenticato):
http://www.youtube.com/watch?v=8kbxZHlwKOU
ricordandoci che sono 214 kg.
o ancora:
http://www.youtube.com/watch?v=vXZt4PhdUns
qui forse si capisce ancora meglio, “l’impulso” che deve generare per girare 170kg praticamente in piedi.
Rispondendo invece alla tua domanda di qualche post fa, che mi era sfuggita, ti posso dire che per la ricerca del modello prestativo ideale, ovvero nell’avvicinarsi al gesto da gara, rallentare volontariamente la tirata da sopra al ginocchio non aiuta. Tale zona è fatta alla massima velocità nell’esercizio specifico e si cerca di ricreare tale situazione anche dai blocchi o in esercizi da sospensione. Il concetto espresso nel pocket vale sicuramente ugualmente, bisogna però combattere sempre con l’interezza del gesto.
Ciò non toglie però che anche questa zona possa essere fatta a minore velocità; ne parlavamo giusto ieri in allenamento.
Portando l’esempio della tirata, il modello sovietico (per generalizzare) la utilizza a % di carico molto alte, e soprattutto per migliorare l’altezza a cui il carico arriva. Il corpo si allena per generare più forza in una distanza di tirata sempre minore. Infatti, utilizzando un carico del 100/110% del massimale di strappo/girata, la tua altezza di tirata già nella seconda ripetizione sarà 0,5-1 cm minore rispetto alla prima, e 1-3 cm minore nella terza. Con il 120% del massimale si riduce anche di 5-7 cm rispetto alla massima raggiungibile.
Quindi la zona sopra al ginocchio deve essere fatta ricercando la MASSIMA velocità per riprodurre al meglio lo schema motorio dell’esercizio completo, (tra l’altro ultimamente si comincia a sgretolare questa cosa, ad altissimi livelli; in quanto il tuo cervello opera diversamente se stai facendo tirata strappo o strappo completo ad esempio. Lui involontariamente sa che, mancando la parte di discesa, deve fermare il carico in un punto diverso da quello di un esercizio completo. Lo schema motorio è leggermente diverso. Ok, qui si dilaga…. )
Tornando a noi …
il modello Cinese (anche qui generalizzando) invece, utilizza anche un secondo concetto di tirata, che chiamano “clean deadlift”.
E’ letteralmente l’esercizio fatto lentamente; guarda questo video da 0:20 a 0:50 tralasciando il sottofondo musicale.
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Ci6VU-BECAs
Lo fanno per “insegnare” meglio al corpo il comportamento da attuare durante l’esercizo; e lo fanno anche con atleti avanzatissimi semplicemente RALLENTANDOLO per:
– insegnare al corpo, a generare la massima potenza tramite i migliori angoli articolari di lavoro;
– muovere accuratamente il carico dalla gamba al dorso mantenendo il giusto assetto corporeo. La velocità tende a far “mollare” la schiena.
– “Strengthening” l’intera struttura.
– stabilire il miglior feeling possibile con l’alzata.
Ecco quindi che il concetto è visto in modo diverso e può essere promosso in varie direzioni. L’ultimo articolo di Ado anche in questo caso coglie il concetto di rallentare il movimento per addestrare il corpo.
Chiaro che però si tralascia per un attimo quanto espresso dal pocket.
Quindi, concludendo, “ogni mondo è paese” e citando una frase storica di Bruno, uno dei miei maestri:
“è un’ opera di continuo adattamento, la vera essenza dell’avviamento alle tecniche olimpiche”
Come mai, però, la ragazza cinese nell’ultimo video postato, non fa la fase di caricamento? (vedi minuo 1,15). le ginocchia si estendono in modo continuo.
Ciao Andrea, semplicemente perché non sta ricercando di dare al bilanciere la massima accelerazione nella zona sopra al ginocchio; il lavoro è molto controllato e sta lavorando chiaramente ad un ritmo lontanissimo da quello del gesto. Il suo obbiettivo in quell’esercizio è un altro.
Grazie Federico.
(forse è una domanda scema) ma così facendo non rovina lo schema motorio?
in realtà no Andrea; essendo il gesto molto complesso, ridurre la velocità del movimento permette di apprendere come gestire al meglio il carico e il proprio corpo durante l’alzata, soprattutto per i principianti. Aumenta il feeling col gesto e la “lentezza” permette un approccio diciamo analitico; hai più coscienza del corpo e di come questo debba muoversi.
Poi chiaro, a parte si fa anche una montagna di lavoro “in velocità” per entrare nella vera essenza dell’alzata.