PRIMA DAL MUSCOLO AL SISTEMA (MOVIMENTO).
POI DAL SISTEMA ALL’ATTIVAZIONE.

 

a cura di Amerigo Brunetti


COME mi muovo?
COME sollevo?
E soprattutto,
COME genero energia?


Ormai è noto come il lavoro fatto in questi anni, insieme al confronto tra tanti soggetti differenti, abbia portato a un assunto: abbiamo chiaramente ed esplicitamente spostato l’attenzione dal singolo muscolo al complesso dell’alzata (quindi al sistema intero), e successivamente dall’alzata a qualcosa che sta ancora più a monte: la maturazione di qualità universalmente spendibili. Quelle che amiamo chiamare, semplificando un poco, attivazione.

Entriamo quindi nel mondo dei COME, abbandonando – solo apparentemente – la realtà del QUANTO.

Una macchina da 800cv che spalanca il gas improvvisamente su un terreno dissestato non accelera: slitta.
D’altro canto, una Ferrari che parte in 5° marcia avrà bisogno di un tempo lunghissimo per raggiungere la velocità massima, sempre che non si spenga al rilascio della frizione.
Se io ho bisogno di energia di pronto utilizzo, come capita nel 90% degli sport, ci vuole altro.

Parallelamente, si pensi a una mischia. Avere più cavalli nel proprio motore rappresenta certamente un buon vantaggio. Ma più cavalli insieme a tacchetti giusti e terreno favorevole possono mettere definitivamente la partita nelle nostre mani.

E’ oggi possibile influenzare pesantemente la capacità di generare forza in contesti sport-specifici, attraverso un sapiente utilizzo del bilancere.
Come?
Maturando l’abilità di “accendersi” improvvisamente: stimolare elettricamente le fibre ad accelerare un carico importante, in maniera bruciante ma ordinata, significa dinamismo. Esplosività.
Una stilettata precisa e puntuale, piuttosto che una palla demolitrice lenta e pesante che tira giù tutta la casa, oltre al bersaglio stesso.

On-off, 0-100 a comando. E’ questa la qualità che vogliamo durante una situazione di gioco!

Per praticità, prendiamo in esame lo stacco da terra: l’alzata che più di ogni altra si presta a espressioni brutali di forza. In questo esercizio si assiste spesso all’invenzione di stratagemmi che poco hanno a che vedere con l’intenso lavoro neuromuscolare.
Dai, se guardiamo chi stacca 200kg, con tutta probabilità vedremo un’alzata lenta, legnosa o “strappata” dal suolo, un tirone iniziale che palesa un’incapacità di generare alti impulsi in maniera continua. Oppure vedremo soggetti pesanti, corpulenti.
Grossi, insomma.

Grandi masse e abilità specifiche consentono a molti atleti di compiere prestazioni indubbiamente superiori alla media, ma poco valide al di fuori del loro contesto.
Masse muscolari efficaci nella loro inerzia piuttosto che nella loro capacità di generare vettori forza incisivi.
Abilità specifiche come schiacciarsi sotto a un peso senza soccombere, spostando la tensione su tendini o legamenti.
Lenta agonia, alzate dal dinamismo di un novantenne che si alza dal letto, facce deformate da uno sforzo che prende il sopravvento sulle nostre capacità: questa forza è forse buona (purché entro il regolamento) per una gara di Powerlifting.
Però, quanto questa forza è spendibile?

Qui sotto un’alzata che evidenzia quanto appena esposto. Il soggetto ci dice: “sulla carta sono ‘forte’, ma so fare solo quello”.

Credo che molti pregiudizi sui pesi siano nati perché fino a ieri non si sapeva dove guardare. Guardo quelli che si allenano con i pesi, mediamente vedo degli obbrobri motori e allora mi faccio l’idea che i pesi portino a quello. E’ normale, ci sono caduto anch’io in passato.

Per fortuna oggi funziona diverso.

Ecco appunto l’esempio assoluto di una straordinaria capacità di attivazione.

Da qui si capisce bene come nel 2014 l’idea di “powerlifting = forza lenta” sia pura leggenda. Diamo un occhio.

E’ lampante: pur non entrando nel merito della “tecnica”  ci si accorge dell’abissale differenza. Chi genera più forza? Chi desiderereste avere in squadra, a formare la linea che contrasta gli avversari che avanzano?

Uno è fortarello di stacco e riesce momentaneamente a non frantumarsi la schiena, l’altro scarica 1000cv a terra nel giro di un nanosecondo, preciso e immediato al primo schiocco di dita. Domande retoriche, quindi.

Altra situazione:

Quando “strappiamo”, diamo gas solo nel primo pezzo. Sì, ok, una bella sgasata. E con i pesi piccoli – piccoli rispetto al nostro potenziale – funziona. Ma poi ci si pianta.
Dubito fortemente che questo sia quanto cerchiamo.
Forza è accelerare un peso da inizio a fine movimento, niente a che vedere con un colpo di mortaio che esaurisce il suo effetto dopo i primi 5cm di traiettoria.

Ecco, il modo in cui scarichiamo i nostri cavalli a terra e la velocità con cui raggiungiamo il picco di produzione di forza credo siano DETERMINANTI nella prestazione atletica. Di qualsiasi natura essa sia.

Fortuna vuole che oggi si sappia come ottenere questo.

Molti anni fa l’ambiente accademico cercò di dimostrare come vi fosse un limite di forza oltre al quale il cosiddetto transfert prestazionale su altre attività fosse minimo. Nessuno di questi studi teneva in considerazione la qualità del movimento.
Ricordiamo sempre: ogni ricerca sul movimento umano che prescinda dal MODO in cui il gesto è compiuto è priva di valore.

Era (ERA perché fortunatamente oggi ci si è parzialmente scollati da tali considerazioni) per l’appunto noto tra i lanciatori come, raggiunti i 250kg di massimale nella panca piana, l’atleta non potesse più trarre vantaggio dall’incremento del carico in quest’esercizio. Ovvio: lo avevano verificato sperimentalmente, ma a che prezzo aumentava il massimale? Rimbalzi assurdi sul petto, torsioni del busto, alzate lente, legnose. Spalle anteposte nel disperato tentativo di chiudere la ripetizione.
Ma chissenefrega del carico! A cosa mi serve aumentare puramente i kg sul bilancere, se il mio obbiettivo è rendere più veloce o esplosiva un’azione del tutto differente?

Il carico, in una sensata visione della preparazione atletica con i pesi, è semplicemente una resistenza che mi permette di migliorare determinate qualità.

Paradossalmente, anche nel powerlfitng – oggi – è così. In maniera assolutamente anti-intuitiva, il powerlifting che leggete qui su AIF non è powerlifting: è allenamento della forza applicato ad esso. E’ bruciante attività neuromuscolare spendibile in qualsiasi contesto.

E proprio questo lo rende interessante: le nozioni, le logiche possono essere trasportate in altri ambiti, estendendosi a ogni settore in cui reattività e potenza siano un fondamento.

Esiste un modo molto efficace di allenarsi. Allenarsi e soprattutto allenare.

Due brevissimi appunti, per chiudere:

  • un particolare spazio meriterebbe lo studio dell’uso di attrezzatura specifica del powerlifting, come corpetti, maglie da panca e fasce per le ginocchia. Questo perché l’utilizzo di tale equipment costringe l’atleta a diventare più reattivo in determinati punti, rendendo davvero interessante l’alzata e la sua analisi. Senza dimenticare i vantaggi meccanici e di attivazione regalatici dalla compressione muscolare durante la contrazione. Temi ampiamente discussi nei seminari dedicati, per chi volesse approfondire.
  • L’allenamento della forza che propone AIF è personalissimo, ed assoluta elaborazione dei suoi tecnici. Difficilmente avrete letto in precedenza di un approccio simile al nostro. Esso è frutto di produzione ex novo di tecniche, di un innovativo modo di vedere il sollevamento pesi, è frutto di viaggi e confronti con notevolissimi personaggi del presente e del passato. E’ fusione di mentalità differenti che lavorano con la stessa convinzione,  rivisitazione di pre-esistenti approcci dalla confermata efficacia (si parte sempre da qualcosa, d’altronde…).

Come molti sanno, il mio percorso parte dal mondo del bodybuilding. Quasi non credo ai risultati che sto avendo oggi, andando a cercare – o meglio, aiutando a far trovare – quest’attivazione lavorando coi miei allievi.
Concordo al 100% con chi ha detto che il deficit di crescita muscolare sta spesso in un deficit di attivazione, nel natural.

Per raggiungere questo status non basta pensare di ‘fare forza’ o prendere in mano programmi simil-powerlifting.

Il ‘come fare’ diventa La potente chiave di tutto.