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a cura di Ado Gruzza
Credo, senza timore di sbagliare di molto, che la gran parte dei lettori di questa rivista siano quello che noi del settore chiamiamo Power-Bodybuilder.
Cos’è un Power-Bodybuilder? Un soggetto che non si definisce un bodybuilder in senso stretto (quello del palcoscenico per intenderci) e allo stesso tempo non è un powerilfter, in senso stretto, che altri non è se non chi gareggia in maniera continuativa in una disciplina dove si testa la prestazione in Squat, Panca piana e Stacco da terra, simultaneamente.
Il Power-Bodybuilder di solito è appassionato di pesi, cerca un fisico forte e appariscente, e la via che preferisce per ottenerlo è quella sudata e polverosa della ghisa. I Power-Bodybuilder si allenano molto spesso mal volentieri nelle moderne palestre commerciali, ed in alcuni casi preferiscono rintanarsi nei propri garage o scantinati, con un solido Rack, un buon bilanciere e tanti dischi di ghisa poggiati qua e là tra la lavatrice (della mamma per i più giovani) e qualche cianfrusaglia dispensata in qualche modo.
L’evoluzione della conoscenza del Power-Bodybuilder in questi anni è stata vertiginosa: se pensiamo alla tipologia dell’allenamento dell’utente medio di 20 anni o anche solo 10 anni fa rispetto a quello che vediamo ora, beh, non c’è confronto. Molto più lavoro fondamentale, molta più attenzione a muscoli apparentemente ‘invisibili’ come quelli del core, e a mio grande piacere, molta più attenzione all’allenamento della forza, che tanto più nei natural, si sta rivelando sempre di più la chiave per una crescita stabile e granitica…
Continua su Olympian’s News n° 147 (Luglio/Agosto 2014)
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Ottimo articolo! Al momento sono molto limitato nell’allenamento per via di un incidente in moto (mi fa male la gamba destra), per cui faccio solo esercizi upper body.
Non potendo fare il programma per intero, ho applicato l’idea delle 14 serie ai pochi esercizi che posso eseguire. Mi sono trovato molto bene!
Ho una domanda per te: in molti programmi si cerca sempre di andare oltre il proprio limite, battendo un certo record di carico o di ripetizioni. Per cui si dà molta importanza al recupero: se sono ancora stanco dai giorni precedenti, non batterò il mio record e non migliorerò.
Questo ovviamente per molti non funziona, e conduce all’inefficienza neurale e al de-allenamento. Il metodo distribuito e l’uso dei buffer invece mi ha dato sempre grandi soddisfazioni.
Oggi ho avuto un’illuminazione e volevo una tua opinione in merito: l’idea dei tuoi programmi è sempre quella di fare molto volume di qualità per l’apprendimento ottimale dello schema motorio, che consente di gestire carichi sempre più pesanti. Il corpo poi si adatta di conseguenza. A livello metabolico peraltro, il grande volume aiuta senz’altro.
Visto che tutti i programmi distribuiti, quelli tuoi, quelli di tuchscherer, smolov, sheiko, ecc, sono fatti fondamentalmente in buffer, non si arriva praticamente mai a cedimento, e l’intensità percepita nelle varie serie non è mai massimale.
Se prendiamo l’esempio del tuo programma, completare le 14 serie anche con quel recupero così breve, visto che i carichi sono del 60% (almeno all’inizio), è relativamente facile.
In teoria, sarebbe possibile farlo anche in condizioni di affaticamento. Quindi, mi chiedevo: non si potrebbe affiancare il tuo programma a 14 ripetizioni ad ulteriori stimoli allenanti? Chessò, per esempio dei workout di crossfit molto blandi per mantenere un certo condizionamento. O magari fare il tuo programma anzichè 3 giorni a settimana, 6 giorni a settimana. Cosa ne pensi? Potrebbe intaccare i guadagni in termini di forza ed efficienza?
Complimenti ancora per l’articolo. Un caro saluto,
Martin