a cura di Ado Gruzza

Avete una vaga idea di quanto sia stata letta la prima parte di questo articolo? Da non credere il numero di commenti e condivisioni.

Il giorno dell’uscita dell’artico il numero di connessioni al sito è aumentato di più di 80 volte. In pratica moltiplicate il numero dei visitatori del giorno pr ima dell’uscita per 80 anzi per l’esattezza per 83.

Per chi l’avesse “perso”: eccolo qui

PREMESSA PER I MENO VELOCI e non parlo di fibre bianche. A chi è rivolta questa roba.

 

 

Parliamo a chi la strada della palestra classica l’ha già abbandonata per insuccesso, noia o semplicemente perché trova avvilente allenarsi con solo lo specchio come scopo e per lo più con pochi risultati. Anche a chi è scoraggiato perché non arriva niente e questa strada la starà per abbandonare molto presto. Sono in tantissimi li fuori che si riconoscono in questo percorso, vero?

Parlo anche agli appassionati del funzionale, che tra una semplificazione commerciale e l’altra rimangono un popolo vivo e intellettivamente vitale (cosa che forse non si può più dire in toto del bodybuilding) alla ricerca di qualcosa non solo di nuovo ma che sia anche attento alla saluta e al benessere e alla performance.

Se siete grossi come il toro da monta Blu Belga che vi frega di leggere ste cose: andate avanti per la vostra strada. Sono un coach, so benissimo che l’unica cosa che conta è il risultato. Se avete risultati siete sicuramente in grado di gestire le vostre risorse.

PERIODIZZAZIONE

A scanso di equivoci. La periodizzazione non è una sega mentale per secchioni. Se siete in stallo e volte migliorare la periodizzazione VI INTERESSA. Non vi interessano le pugnette sulla periodizzazione magari, però una logica semplice e pratica su come periodizzare, vi straINTERESSA.

 

 

Periodizzare in fondo significa ingannare il corpo: il corpo cerca l’omeostasi, non vuole crescere, perché ritiene sia poco sicuro e troppo dispendioso aumentare oltre un certo limite di massa magra.

Per questo motivo, pura sopravvivenza, si adatta. Si adatta anche a stress molto intensi, anzi, soprattutto a quelli. Impara a sopravvivere come lo schiavo nell’Antico Egitto. Attraverso strategie di pianificazione piuttosto codificate si può aggirare questa tendenza naturale allo stallo, aiutando ad affrontare nuovi carichi di lavoro in uno stato psicofisico ottimale. In pratica si favorisce e stimola la crescita e lo sviluppo. Vediamo cosa dicono quelli che l’hanno studiata davvero.

Nel campo della ricerca dell’ipertrofia si è già parlato di periodizzazione. In particolare Tudor Bompa ha prodotto a metà degli anni novanta un libro in compagnia di tale L. Cornacchia in cui era modulata una idea di periodizzazione in ottica bodybuilding. L’idea di base non era male, però onestamente non ha lasciato il segno. Questo perché le esemplificazioni pratiche erano troppe lontane dalla realtà del bodybuilder e in tutta onestà non certo memorabili. Anche la stessa ‘Scienza del natural bodybuilding’ propone una sorta di pianificazione minimale e questo è uno dei motivi del successo che ebbe dalla fine degli anni novanta.

 

 

DODICI SETTIMANE

Lo studio della pianificazione dei sovraccarichi, ha portato i ‘filosovietici’ a strutturare mediamente un piano di lavoro pregara in 12 settimane. Questo perché è ritenuto che i tempi in cui il corpo si adatti, si evolva e supercompensi siano piuttosto codificati. Ecco la logica struttura di base:

1. FASE DI CONDIZIONAMENTO – In pratica in questa fase gli atleti di forza usano un numero mediamente elevato di ripetizioni (fino a sei o otto) e una vasta gamma di varianti degli esercizi fondamentali. Il volume aumenta nel corso delle settimane in preparazione alla seconda fase, quella più impegnativa.

Tra le varianti fondamentali ci sono quelle della gestione del tempo nelle alzate. In questa fase molti tecnici olimpici della scuola sovietica cercavano di promuovere l’ipertrofia funzionale allungando i tempi sia in eccentrica che in alcuni casi in concentrica. Plukfelder fu un grosso promotore dell’aggiunta di lavoro a tempo forzato, gestendo alzate volutamente lente (si noti bene) in un contesto di lavoro fortemente esplosivo.

 

 

Il volume in questa fase è medio alto, in particolare per il numero più elevato di ripetizioni.

L’intensità è medio bassa.

La frequenza è media. Questa è la fase più divertente, dove potete sbizzarrirvi di più. Questa è la cosiddetta fase ipertrofica.

2. FASE DI STRUTTURAZIONE – Quattro settimane di lavoro, cito Urso, presidente della FIPE (mi si riconosca la cavalleria) al limite delle possibilità di recupero. In pratica in queste settimane si riducono le varianti sui fondamentali si abbassano un tantino le ripetizioni ma si alzano le serie e soprattutto carichi % e frequenze. Qua si tira, qua si lavora, appunto, al limite

3. TAPER Quattro settimane di recupero attivo. In pratica si azzerano o quasi le varianti sui fondamentali, il volume di allenamento si riduce drasticamente, mentre l’intensità si mantiene alta almeno per le prime due settimane. Ciò che è senz’altro ridotta è l’intensità percepita. Poche ripetizioni e tanta qualità. Un errore da non commettere in questa fase, se ne parlava al telefono giorni fa con l’amico Buzzichelli è quello di ridurre eccessivamente la frequenza. Lo stimolo deve rimanere molto vicino a quello della seconda fase.

L’errore che spesso vedo fare in quelli che stallano è fare e rifare ciò che produce o ha prodotto risultato. Fare e rifare allenamenti ipertrofici classici perché una volta è andata bene o perché pensiamo che siano gli unici in grado farci crescere. SBAGLIATISSIMO! Date una svolta alla vostra concezione di allenamento.

Ora vi propongo un modello applicabile alla prima fase. La fase in cui, normalmente anche secondo metodologia si debba ricercare uno sviluppo ipertrofico, funzionale, nel caso del pesista agonista. L’uso del termine funzionale in questo caso è molto chiaro, mi pare. Questa è semplicemente una proposta, non IL METODO dell’ipertrofia, una proposta che dovreste elaborare.

 

 

FASE UNO

INVERSIONE DELLA LEGGE DELLO STIMOLO E PROGRESSIONE NEURALE

Strutturiamo una seduta d’allenamento ideale per la fase di condizionamento. METODO DELLE OTTO SERIE A TRE BLOCCHI

In un articolo non memorabile di Chris Thibaudeau lessi parecchio tempo addietro tra le tante (troppe) cose proposte una soluzione interessante. Non ricordo in che contesto ma si proponeva di svolgere l’esercizio di turno (probabilmente per avere spalle come palle di cannone o qualche stronzata del genere) con questa metodica a tempo: eccentrica in 6 secondi per la prima ripetizione, in 5 per la seconda e così via, fino alla sesta serie in un secondo. Questo è il cosiddetto metodo a ‘pendolo’ ed è il processo che segnerà la prima parte di tutti gli allenamenti in questa fase. Però noi useremo questo metodo (6”5”4”3”2”1”) rispettivamente sia per la concentrica che per l’eccentrica, salita e discesa.

BLOCCO VOLUMETRICO

  • 65% dell’1RM x Pendolo x 2 serie

A questo punto ho notato come mantenendo sempre lo stesso ordine temporale, cioè prima ripetizione in 6 secondi seconda in 5 secondi eccetera, fa si che l’atleta si adatti e mentalmente si trovi preparato a questo tipo di stress, predisponendosi in anticipo al tipo di sforzo. Per questo ho provato a tirare un dado e a mischiare casualmente i secondi dell’alzata

  • Aggiungiamo una serie con tempo variato 70% x 2”6”5”1”3”4” non è necessario a tutti costi alzare il carico, il lavoro a pendolo è davvero duro, soprattutto per chi è sempre abituato a rubacchiare la ripetizione rimbalzando e strattonando un poco. Qua i muscoli lavorano senza scuse.

I tempi di recupero dovranno essere l’opposto di quello che ci immaginiamo. In queste prime serie metaboliche dai 2 ai 3 minuti. Successivamente, quando le serie si sposteranno sul lavoro neurale si passerà attorno al minuto e mezzo. Perché? Fidatevi e basta!

 

 

Il lavoro ‘stacante’ fatto all’inizio del workout ha il potere di disinibire il nostro stato muscolare. Questo lavoro sarà seguito da un lavoro tipicamente neurale. In pratica prima di fare forza (fondamentale) fate volume. Però per non avere il ben noto effetto negativo che avreste con un piramidale classico, manipolate in ognuno dei tre blocchi il tempo di esecuzione. Il lavoro a tempo controllato rende i muscoli meno performanti sull’istante per un ovvia reazione fisiologica, però più sensibili. Come dice il Poliquin migliora il famigerato rapporto mente muscolo. Non sono uno fan di Poliquin come Strenght trainer, dove credo abbia dei limiti prima di tutto tecnici, però in un contesto più legato al bodybuilding o al powerbuilding ha spesso contribuito ad una evoluzione anche culturale di questo ambiente. Poi negli ultimi anni si sta molto avvicinando a concetti e tecnici molto vicini al ‘nostro’ metodo distribuito.

Per ora fidatevi di questa mezza definizione: ho scoperto che questo effetto disinibitorio è fondamentale. Quando proverete ve ne accorgerete da soli.

Tutto quello che vi propongo adesso va fatto nella stessa seduta di allenamento e
nello stesso esercizio
.
Il passo successivo di questo gruppo di serie è quello di passare da un lavoro ISOCINETICO ad un lavoro idealmente ISOMETRICO. Per questo la serie successiva sarà di questa natura:

BLOCCO INTERMEDIO

  • 75% 3 ripetizioni con fermo di 3 secondi nella parte clue dell’alzata. Al petto nelle distensioni, Nella parte bassa dello squat, in incastro nello stacco da terra, alla fronte nel french press, a 10 cm dalla partenza della fase concentrica nei bicipiti con bilncere, al petto nella lat machine e così via. Anche qui i muscoli sono costretti a lavorare senza scuse, senza balzelli, senza nessun evento compensatorio, buono per l’ego ma pessiomo per i muscoli.

Avrete capito come lavorando così duramente in condizioni così vincolate si produca un effetto di ‘estrapolazione’ di Sheykiana memoria: il corpo impara a creare il miglior percorso motorio per sviluppare più forza possibile. Se andate veloci tanto per andare veloci questo non sarà possibile. La lentezza sarà in questa fase il vostro coach.
Direte voi: si però se mi alleno lento divento lento. Non è proprio così, la velocità è un evento ingannevole e ad ogni modo con calma anche a questa ci arriviamo.

Quinta serie

  • aggiungi il 5% e fai un’altra serie da 3 con 3 secondi di fermo. Questa dovrebbe cominciare a metterti seriamente alla prova. L’importante qua è mantenere lo schema motorio ottimale. Questo conta sopra tutto. Non mi importa che la velocità sia bassissima, l’importante è che non facciate nulla per facilitare l’alzata. All’uscita dal fermo dovete solamente generare una fortissima tensione muscolare.

 

BLOCCO NEURALE

A questo punto avete le gambe, se state facendo squat che sono cottissime. Il lavoro a tempo vi ha massacrati, in più lavorare cercando di accelerare partendo da un fermo forzato avrà cominciato a mettere KO anche le fibre di natura veloce.

Però questo non è tutto.

Visto che non siete powerlifter e non è certo il peso assoluto che fate quel giorno che conta quanto lo stimolo muscolare e neurale che date al sistema, adesso è il momento di andare pesanti

  • la sesta, la settima e l’ottava saranno dedicate alla ricerca del 2MAV. Ovviamente non è un 2MAV reale, potremmo chiamarlo un 2RM perché la stanchezza vi impedirà la velocità, però la disinibizione vi aiuterà a mantenere un ottimo schema motorio, anche se non siete più ottimamente performanti.

Paradossalmente questo lavoro è meno stressante che una semplice ricerca del 2RM. Qua molto ovviamente siete già stracotti quando arrivate ai carichi importanti. Siete stracotti da un punto di vista metabolico. Non neurale. Stracotti quanto basta per non spingere quello che sporcando un po’ la ripetizione spingereste ma abbastanza freschi da forzare il corpo a imprimere forza in maniera più efficiente e qualitativa possibile.

Attingete alle vostre ultime energie e spremente altre 3 serie da 2 ripetizioni ciascuna. Andate avanti con una logica MAV senza mai perdere lo schema motorio ottimale però concentrandovi su questo piuttosto che sulla velocità. Il peso non conta, qua il peso davvero non conta. Cercate di spingere il miglior carico possibile però al meglio possibile. Il carico a tutti i costi è un errore assoluto. Probabilmente non riuscirete nemmeno ad aumentare i carichi rispetto alle serie col fermo, probabilmente sarete così cotti che dovrete abbassarli. Non importa, anzi meglio, quello che conta e applicare energia contro una resistenza e farlo cercando di produrre il massimo tasso di tensione lungo tutto il range articolare. Il carico è un mezzo, giusto?

  • La velocità è un parametro che può ingannare, senza rendervene conto (lo dico perché l’ho visto spesso) potreste cercare di favorire la velocità attraverso quelli che io chiamo compensi. Il rimbalzo al petto è, ad esempio, un grossolano compenso. Ce ne sono anche di meno apparenti ma altrettanto pericolosi per l’atleta. Non fate niente che non fareste con in mano il 50% del massimale

Per gli amici appassionati di powerlifting. Credo che lo sport che ci piace tanto abbia bisogno di una specificità maggiore e ancor più di una cura maggiore del carico. Per questo non prendete questo altro che come uno spunto per qualche settimana in off season.

 

 

SPECIALIZZAZIONE PER BRACCIA CARENTI

Alla fine chi legge questi articoli vuole sentire parlare di braccia, e pure in giro ho sentito la fobia che la pesistica renda le persone con le braccia piccole. Mi si conceda la notazione non così sofisticata: come abbiamo notato che certi metodi hanno un ottima risposta su trapezi, pettorali e gambe (perché funzionali al nostro sport) cosa che ormai tutti riconoscono, il sospetto che verrebbe anche ad un siamese è che se applicassimo le stesse logiche alle braccia, beh, potremmo vedere cose interessanti.

Questa è l’applicazione che vi propongo per vincere la gara dei bicipiti. Buona in questa fase. Se funzionerà come so che funzionerà non tenetela per più di 4 settimane, mi raccomando!

1. Le braccia e in particolare i bicipiti vanno allenati spesso, tanto e più come gli altri muscoli, però non bisogna dimenticare che indirettamente le alleniamo spesso. L’esempio lampante sono le trazioni a presa supina. Dove le collochiamo? Schiena o bicipiti? Per me bicipiti. Anzi per me possono essere il caposaldo dell’allenamento dei bicipiti.

Giorno 1Trazioni presa supina con sovraccarico metodo METODO DELLE 8 SERIE tre blocchi.

Partite senza sovraccarico perché il pendolo vi disintegrerà. Sono tre serie di pendolo, di cui una a tempo variabile, come da programma. Il fermo nella quarta e quinta serie lo fate dopo 10 cm di concentrica, partendo da braccia distese salite di pochi gradi e vi fermate nel punto più ostico, ben prima dei novanta gradi. Non sarà una passeggiata.

Giorno 2 Bicipiti con manubri: una serie di pendolo classico e una serie di pendolo a tempo variato. Partite con carichi bassi, sentite lavorare ogni angolo articolare, cercate un controllo assoluto sul carico. Poi aumentate il peso di poco e fate una serie di pendolo classico e un’altra di pendolo variato. Queste due serie finali devono essere impegnative più per la stanchezza accumulata che per il carico.

Giorno 3Bicipiti bilanciere tecnico: Metodo delle 8 serie. Fermo dopo la risalita come per le trazioni. Tenete conto che il lavoro in questo esercizio deve essere svolto a spalle basse, petto in fuori e gomiti bloccati. Anche qui massimizzate lo sforzo di non barare nei primi gradi della parte bassa dell’esercizio.

Usate i bicipiti con bilanciere con l’attenzione con cui fate (o dovreste fare) la panca piana. Concentrate tute le vostre energie proiettando mentalmente il bilanciere verso l’alto.

 

 

2. Tricipiti. Questi subiscono l’interazione delle altre esercitazioni ancora più che i bicipiti. Panca piana pesante, parallele, lo stesso lento avanti e le flessioni muovono parecchio il retro del nostro braccio, per questo limiterei il lavoro dei tricipiti a due sedute settimanali di questa natura:

Giorno 1 –  French press del lottatore: tre serie a pendolo e tre serie a pendolo con catene se le avete. Altrimenti tre serie a pendolo e tre serie a tempo regolare.

Giorno 2 – Per chi già bazzica l’ambiente, Board press di 8 cm a presa stretta. Solo due serie di pendolo classico. Questo esercizio richiede parecchie serie di avvicinamento al carico. Fatele tutte con la massima cura. In più la Board permette di curare aspetti che nella panca piana è difficile fare a meno di avere una sensibilità tecnica eccellente. Alzate tantissimo il petto in discesa e SENTITE le scapole premere verso il basso in particolare durante l’eccentrico lento. La board press è stata un ottima intuizione per il lavoro dei tricipiti.

Stimolare bicipiti e tricipiti con volume fatto a tempo controllato seguito da serie a carico elevato votata alla di altissimi livelli di tensione sarà sicuramente la scintilla che le vostre braccia cercavano.

Il programma non è leggero, anche perché c’è tutto il resto, squat, panca piana, parallele, lento avanti, però sono sicuro di poche cose come del fatto che senza fatica si porta a casa poco o niente.

So benissimo che questo non è un articolo facile e me la sarei cavata benissimo con meno, però l’enorme interesse verso la prima parte ho deciso che non incidesse sulle mie scelte qualitative cercando il favore di un pubblico abituato a letture più dirette.

Tra un paio di settimane un idea per la seconda fase, quella intensa di strutturazione, quella al limite delle possibilità di recupero. Prenderemo in carico idee provenienti da Boris Sheyko, ancora dalla scuola Cinese e pure dai tecnici storici Italiani.

 

Per leggere l’articolo sull’apllcazione pratica di quanto sinora scritto sull’Ipertrofia Funzionale dal coach Ado Gruzza cliccare qui