a cura di Ado Gruzza

Ado GRUZZA e il Maestro Boris SHEYKO durante la sua visita in Italia – Foto ©2013 Luca Anzalone
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Perchè è così necessario parlare di Boris SHEYKO oggi?
Non certo per i 3 programmini che girano su internet. Malgrado Eric Talmant li abbia numerati e caricati di significati che senz’altro questi non volevano avere, il famoso #29, così come il #30 e #31 non sono altro che programmi per principianti.
Spesso in Russia le palestre di powerlifting sono come da noi quelle di ginnastica o le rare palestre di pesistica. Sono veri e proprio centri sportivi dove i principianti iniziano a quattordici, quindici o sedici anni. La logica di questi programmi va inserita in quel contesto. Come si dice: quello sveglio indica la luna e lo il pirla guarda il dito. Cerchiamo di dare un occhio un po’ più su.
Sono i tre o quattro piani di lavoro che trovate su internet, vecchi di quasi vent’anni, a dare il significato della rivoluzione Sheyko? Oppure due percentuali messe in fila a far comprendere la competenza di un personaggio che ha allenato trentadue medaglie d’oro tra mondiali ed europei?
Trentadue sono tante. Non ci sono Strength trainers in attività che possano contare un curriculum di questo tipo. Fate solo conto che i più noti guru dello strength training made in Usa di medaglie ne hanno vinte zero, 0, nada. Tra Nada e 32 c’è una certa differenza. Perché essere uno dei 12 consulenti di un atleta olimpico o quello che fa fare i pesi ad un atleta di un altro sport (nel migliore dei casi e quando questa non è solo una trovata pubblicitaria) in uno sport dove i pesi sono fatti ‘a caso’ per essere educati, non è certo come dimostrare un dominio assoluto in uno dei due più importanti sport di forza (mi permetto di aggiungere forza esplosiva) al mondo. Se l’obiettivo è essere uno strength trainer, il signore ha un curriculum leggermente più tosto.
Da un certo punto di vista non sta nemmeno nei risultati, però, il senso della rivoluzione Sheyko.
Innanzi tutto Boris Sheyko stesso, con molte probabilità è inconsapevole del peso delle sue idee. Perché nel mondo da cui proviene lui è semplicemente un grande coach, però uno che naviga su sentieri già ben battuti: quelli del carico distribuito. Utilizza nell’ambito del distribuito semplicemente uno suo metodo. Per noi è differente perché per la prima volta, per la primissima volta e in modo radicale il mondo delle palestre è stato raggiunto da quello che avviene nel mondo reale. Nell’agonismo, quello vero. Quello di modello olimpico. Per la prima volta le palestre hanno incontrato un modo diverso di vedere e concepire i sovraccarichi. Quello che da 50 anni si usa nelle preparazioni, con diverse sfumature, della pesistica olimpica.
Le logiche di Sheyko non sono nuove, e nel loro contesto non sono forse nemmeno così originali e superiori. Sheyko è stato maestro di pesistica olimpica presso la nazionale Junior dell’Unione Sovietica (roba seria) nei primi anni ottanta e i suoi programmi riflettono al 100% questa importante, determinante, influenza.
LA STORIA
Il punto è che essendo Sheyko diventato capo allenatore della imbattibile corazzata Russa di powerlifting, negli anni in cui è esploso INTERNET, cioè dal 1997 al 2005 i suoi programmi sono arrivati, per la prima volta con questa diffusione, in occidente. Nell’occidente in cui il powerlifting è uno sport molto relazionato al fitness, al bodybuilding e legato al movimento di massa della palestra. Ai corsi FIPL la stragrande maggioranza del pubblico viene da un contesto fitness, fitness di qualità, fitness con le palle, fitness da farci la firma, però pur sempre un mondo di persone attente ma che si allenano a livello ricreativo. Io stesso non vengo certo da una scuola atletica ma piuttosto la mia attenzione di ventenne nacque come lettore di Olympian’s e da semplice frequentante di palestra. In Russia il powerlifting è come da noi il lancio del disco. Ha una forte componente di campo, di selezione, di pratica, di centro sportivo.
In realtà fu Andrey Butenko un russo ex atleta IPF emigrato in Canada a portare per primo, attorno all’anno 2000 i primi programmi del maestro. Subito fummo in pochi ad accedere a quelle logiche e tutti con un po’ di dubbi viste le grandi difficoltà di interpretare questi piani di lavoro. Io ero un vent’enne con molte poche certezze e ancora tanti concetti figli del fitness e del bodybuilding.
Questo qua ti diceva di fare la panca piana il lunedì con 6 serie e poi di rifarla leggera al martedì e magari rifare 15 serie al mercoledì. Tutte serie decisamente FACILI. Noi abituati al ‘batti il tuo PR ogni allenamento’ limitarci a 2 o 3 ripetizioni all’80% effettivo, con cui, e dai e dai a pompare arrivi a farne anche più di dieci, beh, ci sembrava quantomeno strano.
Per questo li misi in un cassetto convinto grazie forse ad un buon intuito, che fossero qualcosa di buono, ma troppo preoccupato di ‘perdere massa’ affrontando qualcosa diceva tutto il contrario rispetto a quello che proposto da i guru del bodybuilding o dell’allenamento natural e non. Io già mi sentivo un hardgainer, poi se mi fossi messo a fare qualcosa di non ipertrofico, beh, immaginate la paranoia.
Mi viene da ridere oggi a pensare a queste cose, però ogni rivoluzione sboccia in un sistema ostile, e certo la situazione in Italia era quella. Quanto sono fortunati i ragazzini di oggi, che se vogliono possono partire con 2 metri di vantaggio rispetto a quanto feci io dieci anni fa! I risultati infatti si vedono, ho ragazzi che in otto mesi mi arrivano a fare chili che una volta chiedevano anni!
Il timore di perdere massa oggi fa pisciarsi sotto dalle risate, anche perché ci sono articoli innumerevoli che vi permettono di vedere l’evento ipertrofico sotto una lente assai più nitida. Ieri non era così, c’erano solo i giornaletti, e mai al mondo avresti detto che magari proprio quel programma assurdo sarebbe stato quello in grado di farti sbloccare e di darti le punte massime di ipertrofia. Questa in Italia è stata una rivoluzione di vedute, una rivoluzione vera!
In questo clima uscì nel 2005 un mio articolo intervista su Olympian’s del mese di maggio di quell’anno. Avevo ancora 25 anni però rileggendolo oggi noto che a livello embrionale c’erano tutti i dettami che oggi (solo oggi) tutti accettano sulle logiche dell’allenamento della forza ottimale. Insomma si erano intuite cose che allora erano lontanissime dal senso comune e che oggi invece sono accettate e supportate praticamente da tutti. Rileggendolo è ancora un bell’articolo, sebbene di acqua sotto i ponti ne sia passata parecchia e allora non avevo ancora visto niente di quello che conta.
Sempre in questo clima mi ricordo come lo scoprire che pure il tecnico Franco Sala si era avvicinato a queste logiche fu per me una fonte di sicurezza sul fatto che la strada fosse quella giusta. Attorno al 2003 poco più poco meno, sentì dire che uno dei suoi migliori atleti, Roberto Sacco, anzi uno dei migliori atleti italiani di sempre, faceva panca piana tre volte a settimana e una seduta di inclinata al sabato. Capì subito di cosa poteva trattarsi. All’epoca Sala era già Sala ovviamente, con atleti di alto livello qualcuno pure internazionale. Questi atleti li vedeva dal vivo alle gare. Io invece ancora gareggiavo o giù di lì e iniziavo a dare qualche consiglio a qualcuno, sapendo molto meno di quello che credevo di sapere. Adesso ho la fortuna e il piacere di andare pure io all’estero dove si impara anche quando si va a dormire.
OGGI
Oggi vai sui forum e i ragazzini parlano di tecnica, buffer, multifrequenza e carico distribuito. Io sono stato tra i primi e forse il primo a parlare sul web di queste cose: vi posso garantire che lo spunto alla base di tutto è stato il metodo del maestro russo.
DOPING
Scoprire come uno sport tutto sommato facilmente intelligibile come il Powerlifting fosse sviluppato ai massimi livelli da un tecnico che faceva fare tutto quello che non si doveva fare fu una forma di Shock per la comunità occidentale. La prima reazione fu la negazione: quelli si dopano! Rido ancora oggi a pensare alla banda bassotti che da del ladro a Lupin III. No il doping non poteva essere il fattore, il muro è crollato, i soldi non ci stanno e il doping di stato esisteva quando esisteva il sistema comunista e solo per gli sport olimpici. Dopo semplicemente c’è stato il doping, in America (tanto) come in nord Europa (tanto) come in Russia, altrettanto.
Fanno ancora più ridere quelli che parlano di doping e hanno risultati ridicoli. Non è il doping il motivo per cui sei indietro. Sei indietro perché sbagli tutto, prima di tutto come attitudine mentale. Non serve il doping per fare certi risultati! Poi ci sono quelli che si dopano, fanno le robe alla minchia di cane bagnato e non riescono ad accettare che esista gente che non assume. Quelli che vedono il doping ovunque e non capiscono che c’è una scuola, un modello e un metodo nel fare i pesi talmente importante e talmente poco conosciuta che fa la differenza come dal giorno alla notte. Quando accusano atleti di essere dopati quando so di per certo che sono immacolati mi da un sentimento misto tra incazzatura e pena per la debolezza degli insinuatori: non sono dopati idiota, sei tu che non ci hai capito una sega! Guarda come squattano, guarda la velocità di esecuzione, il controllo, guarda cosa c’è dietro. Hai la stessa abilità o sei ancora lì a fare dei 3 x 3 per diventare forte? Siamo 1000 anni avanti adesso, e lo siamo anche grazie alle logiche del grande tecnico di Ufa.
I campioni di elite si dopano? Può darsi, infatti si allenano 8 volte a settimana e non quattro, arrivando da fare 600 alzate fondamentali a settimana con sedute bigiornaliere. Dire che lo Sheyko #29 è per dopati significa non avere neanche la vaga idea di quello che succede al nostro corpo quando si fanno i pesi. Poi se lo fate senza competenze tecniche, cioè non conoscete la giusta meccanica, pensando di avere 250 di massimale mentre invece avete 190 tirato, beh, il botto (per usare gergo evangelistico, nel senso di Paolo Evangelista) lo fate di sicuro, però non c’entra il programma.
COMPRENSIONE DAL MUSCOLO AL SISTEMA
La seconda reazione fu il tentativo, assai più savio, di capire. Come mai questi che: a) non fanno recuperare i muscoli; b) non allenano quasi mai la forza massimale con carichi massimali; c) non fanno complementari o se ne fanno li fanno molto specifici e leggeri; d) fanno un sacco di allenamenti apparentemente inutili con carichi facili senza cercare di migliorarsi dalla volta precedente, INSOMMA: come mai questi qua vincono come squadra tutti i mondiali? I più furbetti notarono pure un particolare non da poco: questi i pesi non li sollevano di grinta, sembrano delle libellule: li fanno volare. Sono delle macchine da sollevamento, perfetti, dei Barishnikov del bilanciere.
La risposta è semplicissima e super complessa allo stesso tempo: i metodi di Sheyko, basati sulla teoria dell’allenamento distribuito della scuola sovietica di pesistica olimpica, spostano rispetto ai metodi del powerlifting classico USA (dove è nato questo sport) l’attenzione dal MUSCOLO, al SISTEMA nella sua complessità. Dalla forza come evento intenso alla forza come qualità tecnica specifica. Dal tirare a tutta birra a l’alzata è un gesto tecnico. Un salto gigantesco nel mondo della palestra. Una grande passo come Armstrong sulla luna.
Questa, forse l’avrete notato è pure la prima mission dell’AIF ed il merito che ci è riconosciuto come tecnici nelle nostre piccole produzioni didattiche: dal muscolo al sistema. Facile no? Peccato che senza Sheyko non sarebbe mai stato possibile. Perché gli incendi chiedono una scintilla. Nessuno, nessuno prima d’allora era riuscito a far partire la vampa.
Ho avuto il piacere e l’onore di scambiarci qualche mail nel 2011 ed in questi giorni, proprio in occasione del seminario del 26 maggio. Sheyko nel suo rigore accademico ha saputo analizzare il powerlifting e l’allenamento dei pesi in genere con un pragmatismo pazzesco. Però va interpretato, perché non è certo un maestro di comunicazione. Certo non deve scrivere per appassionati come faccio io: lui comunica con tecnici in un ottica professionale. Dice cosa fare, non cosa è divertente fare e perché. Però da l’idea di avere sempre ragione.
PIANIFICAZIONE
La struttura di pianificazione dei mesocicli di Sheyko è il punto in cui il grande Russo eccelle. Vedrete al seminario come organizza le sedute con carichi pari e oltre al 90% rispetto alla classica veduta e di come questi modelli di pianificazione complessa possano essere applicati ad ogni ambito del sovraccarico, anche al bodybuilding in un certo senso. Anche sull’uso dell’attrezzatura Boris Sheyko ha dimostrato una vista superiore e pure di questo, come di tante altre cose parleremo al Seminario organizzato dal Crossfi Padova il 26 di maggio. Leggi il programma.
Ho avuto il buon senso di salvare dal russo piani di lavoro di 6 mesi, dove si vede perfettamente come gestisce i carichi nel lungo periodo. Mica fanno #29 più #37 più #32 a ripetizione! No, la pianificazione usata è quella tipica del metodo sovietico adattata alle esigenze contigenti come gare e test. Credo che sia la parte più interessante per tutti gli strength trainers.
PRINCIPIANTI FORTI o AVANZATI IL PRIMA POSSIBILE? UNA STORIA VERA
Come ultima considerazione mi autocito: non è importante rendere i principianti forti il prima possibile quanto renderli degli avanzati il prima possibile. In quest’ottica vi vorrei proporre gara per gara i risultati di un ragazzo che ho seguito dall’inizio della mia storia di allenatore, e che ha passato gran parte del suo apprendimento tecnico con i piani del tecnico di Ufa. Ci sono atleti con profonde doti genetiche, che raggiungono subito grandi livelli. Ne alleno qualcuno e vedo come la genetica sia un fattore. In più giovanissimi nuovi arrivati nella mia squadra godono anche dell’esperienza e degli errori (inevitabili) fatti in passato. Un vantaggio enorme.
Poi ci sono atleti che normalmente il mondo del fitness ha catalogato come non predisposti, hardgainer o semplicemente atleti dalle medie doti genetiche. Questi atleti non arriveranno mai nell’Olimpo mondiale, però l’esempio di Riccardo Rollo vorrei che vi servisse a capire come lavorando SOLO e primariamente sulla qualità tecnica si possa portare un atleta con doti più che normali, a livelli IMPOSSIBILI per i comuni appassionati di palestra. Natural, ovviamente. Altrimenti di che parliamo? Questa è la scheda dei risultati da quando il ragazzo giovanissimo ha iniziato a gareggiare, nel 2007 in ogni gara completa FIPL.
Gara | Peso corporeo | Squat, Panca, Stacco | Totale |
Primo test in palestra dicembre 2006, dopo un mese di allenamento specifico, il ragazzo faceva già palestra fitness. Età 20 anni. Altezza 176 cm. Accumuli di grasso sui fianchi. | 68,50 kg | 95, 80, 120, questo primo dato è passibile di errore perché legato alla sola memoria. | 295 |
Campionato italiano 28/4/2007 | 75,00 kg | 165, 110, 200 | 475 |
Coppa Italia 10/11/2007 | 78,00 kg | 200, 120, 215 | 535 |
Campionato italiano 31/5/2008 | 78,50 kg | 210, 127,5, 220 | 557,5 |
Coppa Italia 18/10/2008 | 78,30 kg | 217,5, 125 nulla, 230 | Fuori gara |
Campionato italiano 25/4/2009 | 81,20 kg | 220, 135, 240 | 595 |
Coppa Italia 24/10/2009 | 80,40 kg | 235, 155, 240 | 630 |
Campionato italiano 24/4/2010 | 81,70 kg | 237,5, 160 nulla, 250 nulla | Fuori gara |
Coppa Italia 30/10/2010 | 81,60 kg | 235, 155, 250 | 640 |
Campionato italiano 16/4/2011 | 82,90 kg | 240, 160, 260 | 660 |
Coppa Italia 22/10/2011 | 86,20 kg | 257,5, 165, 275 | 697,5 |
Campionato italiano 21/4/2012 | 90,60 kg | 270, 182,5, 280 | 732,5 |
La prima cosa che vi invito a notare è come il peso sia aumentato di ben 21,5 kg dalla prima pesatura non ufficiale e di ben 15,6 chilogrammi dall’ultima alla prima pesatura ufficiale in FIPL. Tutto questo a fronte di un mantenimento del grasso corporeo rispetto a questa prima pesata. Il lavoro minuzioso sulle qualità atletiche e tecniche senza mai forzare la ripetizione ha portato un ragazzo con doti nella media, che ha faticato tantissimo a stacccarsi dagli 80 kg di peso (ricordo che è alto 176 cm circa) a raggiungere risultati di elite nel panorama italiano, raggiungendo pure una probabile convocazione per la Western European Cup. Riccardo ha avuto la fortuna di vivere la sua esperienza sempre a contatto di un ambiente estremamente motivato. Allo stesso modo ha avuto il pregio di non saltare un allenamento. Allenandosi anche per 3 ore alla volta quando l’allenamento lo chiedeva. Quando d’estate ha saltato troppe sedute l’ha pagato puntualmente in pedana. I risultati stanno alla dedizione. La forza, come i risultati, si dice da noi, sta nello scomodo.
BIBLIOGRAFIA DI BASE:
- Ado Gruzza ‘Intervista a Boris Sheyko’ (Olympian’s news n°74)
- Alexey Medvedyev ‘A System of multiyears training’
- Pavel Tsatsouline ‘Power to the People’
- Boris Sheyko ‘Powerlifting’ (testo originale in russo)
- Boris Sheyko ‘Analisi tecnica dello stacco da terra di Wade Hooper’ (testo originale in russo.)
Bellissimo articolo, bravo Ado.
wow complimenti a Riccardo. Ed è interessante sottolineare l’aumento di peso anche per chi fa le cose in ottica bodybuilding, quelli del “cambio esercizio ogni giorno”, “i muscoli vanno colti di sorpresa per non farli adattare” (si magari di notte, controvento e col coltello tra i denti..) e poi alla fine della fiera se fanno 5 reps di panca con 100kg alla carlona è grasso che cola e allora “si ma io sono un hardgainer”.. e via di arrampicata libera sugli specchi.
Bell’articolo, come sempre.
Guardando la tabella si nota, oltre al classico progresso velocissimo del primo anno di attività, un’impennata dei risultati tra fine 2011 e inzio 2012, quando l’atleta aveva già 5 anni di esperienza sulle spalle. Come mai? È cambiato qualcosa nell’ultimo anno?
Ciao Ado, acuta analisi storica e sociale e importanti sottolineature metodologiche di fondo; come ben sai mi trovi perfettamente in linea con i principi ispiratori con questa filosofia di allenamento.
Approfitterei inoltre per rivolgere pubblicamente i miei più sentiti complimenti a Riccardo, del quale ho potuto vedere ed ammirare l’escalation dal backstage, anno per anno e gara per gara, sia pur ovviamente con occhi esterni.
Leggere quella tabella da te pubblicata, con il curriculum dei suoi risultati, mi ha fatto fare un viaggio nel passato recente e rivivere tappe e date di momenti in cui ero pure coinvolto, forse irrisori per altri ma significativi per noi, nell’ambito del powerlifting nazionale.
Bravissimi entrambi e complimenti alla squadra.
Giovanni mi fa molto piacere il tuo commento. Come sai benissimo avremmo potuto mettere la tabella di Damino e avremmo avuto lo stesso effetto. I ragazzi che lavorano sodo crescono, fanno numeri che nell’ambito fitness sono impossibili come Damiano Di Pilla Lucatelli, che ha consolidato i 301 di stacco da terra a 90 kg scarsi. Roba da fachiri. Il segreto è il lavoro e la semplicità, sei daccordo?
Più che d’accordo.
bellissimo articolo ado!! mi unisco ai complimenti a ric e a te per l’intuito e la voglia continua di sapere che ti contraddistingue!
Complimenti Ado mi unisco al pensiero di Giovanni e vorrei tanto avere il tempo e la logistica necessaria per vedere cosa ne viene fuori…per l’eta’ nessun problema mi sono accorto che sotto il bilancere sono ancora un ragazzo.
Riccardo è un ragazzo anche molto sportivo. All’ultima Coppa Italia abbiamo gareggiato contro e non eravamo lontani. Alla fine io sesto, lui quinto.
Tra un’alzata e l’altra ci siamo detti più di una volta “forza!”, ad incoraggiamento reciproco.
Secondo me questa cosa, anche se un po’ OT, vale lo stesso la pena di essere detta, a me lo sport piace quando è sport, si combatte, lealmente, e si incoraggia anche l’avversario, perché si sa che ha lavorato duro, si è fatto il culo e si spera che dia il massimo come per se stessi.
Siccome il tema dell’articolo in parte porta come linea rossa il paradigma della tecnica, del lavoro, del darsi da fare, forse queste considerazioni tanto OT non sono.
Saluti!
Ancora una volta G R A Z I E, Ado…
E mille di questi meravigliosi ed istruttivi articoli !
Con infinita stima
Mi complimento per l’articolo e per la “fame” che mette di allenarsi (possibilmente con cervello collegato). Quando ci sarà la pubblicazione di un libro in italiano su queste tecniche/logiche di allenamento? Non tutti hanno possibilità di partecipare ai seminari, e neanche la fortuna di frequentare palestre all’altezza. Un cinquantenne come me, coi pesi ridicoli che usa nel suo box, gradirebbe molto potersi documentare su queste logiche con più respiro. Grazie
Ciao Ersilio, per il libro bisogna che scrivi una missiva a Ciccarelli editore perchè per scrivere un libro ci vuole una casa editrice! Grazie della stima. A tutti.
Si massimiliano c’entra parecchio secondo me. L’attitudine umana centra tantissimo e si riflette nelle scelte e negli ambienti che uno sceglie.
Una nota ovvia ma doverosa: lo specchietto in fondo non serviva a far vedere quanto sono forti i ragazzi che alleno io, era proprio invece per sottolineare quanto i numeri siano alla portata di tutti e che testa approccio facciano la differenza.
Attila: si sono cambiate due cose: l’alimentazione in primis, in pratica è stata bandita l’alimentazione iperproteica fine a se stessa. Vedi Rem diet.
Poi sinceramente nell’ultimo anno e mezzo il mio approccio all’allenamento è cresciuto molto. Un po’ l’accumulo di esperienze, un po’ l’andare all’estero, abbiamo ultimamente trovato delle soluzioni davvero valide a mio parere.
Poi quando trovi le chiavi di lettura giuste e in più l’atleta è fresco, recupera meglio e aumenta di massa magra, l’effetto è abbastanza garantito.
Bellissimo articolo! Complimenti. E’ stata una delle più piacevoli letture degli ultimi tempi. Ricordo (e ringrazio molto) Lorenzo di Pisa (che tu conoscerai di persona credo..gruppo con Guglielmo, Gabriele..) per avermi insegnato quasi 3 anni fa alcuni concetti base del metodo distribuito quando anche lui era sempre in una fase di apprendimento ma aveva già capito come funzionavano le cose ed era quindi molto più avanti di me. Allora ero un frequentatore di palestra che faceva stacco, panca e squat perchè avevo letto che erano si i fondamentali ma non avevo la più pallida idea di cosa volessero dire parole come progressione, buffer, multifrequenza.. Oggi, pur rimanendo un sollevatore a mio avviso mediocre, sono stratosfericamente migliorato grazie a tutti gli esperimenti fatti con il 10×6, gli Sheiko e attualmente il MAV. E’ stata una vera e propria rivoluzione per il mio modo di allenarmi e lo è stata anche per i risultati. Non credo che tornerò mai indietro. Spero di conoscerti quando ci sarà l’occasione.Ciao!
Cioè quel ragazzo in 5 mesi ha preso 70 kg di squat, 30 di panca e 80 di stacco? In 5 mesi???
Andrea il primo test in palestra era ovviamente RAW i risultati in gara tutti attrezzati.
Nulla di che stupirsi. Come dice l’amico Biasci lo sport setta su livelli che non sono immaginabili per il fitness. Questo è l’incubo del functional training, il fatto, che di fatto, è fitness.
Se ti postassi la curva di crescita di gente come Calandra o lo stesso Luca Montanari di senigallia sarebbe ancora esponenzialmente più verticale.
Dopo l’ottimo ed esaustivo libro di Ironpaolo, quello che manca è proprio un libro con una giusta programmazione a lungo termine. Qualcosa che ti faccia sentire seguito come se avessi un allenatore pur allenandoti da solo.
Scriverò a Ciccarelli, e spero che lo facciano anche altri
Devo dire che, partendo dalla mia piccola esperienza di little powerlifter, da che è un anno che sotto la guida a distanza del coach Marazzini, mi sto allenando più o meno secondo questi criteri (lui stesso mi ha detto che il programma che mi fa fare è uno sheiko corretto) ho migliorato tecnica, carichi e ….massa. E non ho 20 anni ma 52. Per cui condivido pienamente.
A proposito un saluto al grande Giovanni d’Alessandro oltre che ovviamente al mister Gruzza.
Ciao Don Antonio e un caro saluto anche a te. Mi fa piacere sapere che ti stai allenamdo e sotto la guida di uno dei migliori tecnici FIPL.
Spero ci si veda presto, magari in occasione di qualche manifestazione sportiva.
Bellissimo intervento! Dimostra molte cose…
Il 26 a Padova ci sarà da divertirsi!
ciao ado bell’articolo seguo da un po questo sito..
“Riccardo ha avuto la fortuna di vivere la sua esperienza sempre a contatto di un ambiente estremamente motivato.” rispetto a questa frase avrei da dire che soprattutto ha avuto la fortuna ad avere te come allenatore 🙂
Troppo gentile.
Guarda, non prenderla come una sparata retorica perchè sono il più antiretorico del mondo, però la fortuna è questo gruppo di ragazzi! Da ragazzini che si fanno prendere per il culo a giovani adulti che a loro volta assumono una leadership e imparano a gestire il loro mondo. Mica solo riccardo, davvero tutti quanti. A parte Nadotti.
Ho conosciuto ragazzi splendidi e appena ho un secondo libero non c’è piacere più grande della famigerata ‘cena di squadra’ presso le Fattorie Marchesini oppure all’impresentabile ristorante CinoNipponico dove Pelizza ha ordinato in mia presenza 32 portate. Almeno questo mi dice la memoria.
bellissimo articolo, con la speranza che non sia l’ultimo e l’unico con tabelle d’incremento prestazionale!!!!!